Le Terrificanti Avventure di Sabrina denunciata dai Satanisti
Scritto da: Alessandra Motisi - Data di pubblicazione:
Le cause legali nel settore dell'intrattenimento sono all'ordine del giorno, ma un caso del 2018 che coinvolge Le Terrificanti Avventure di Sabrina e il Tempio Satanico ha toccato un accordo insolito. La questione non era radicata nelle tipiche lamentele del settore come condizioni di lavoro ingiuste o compensi inadeguati, ma ruotava attorno a una statua di Bafometto usata nella serie TV. Questa icona occulta, riconosciuta dalla raffigurazione con la testa di capra e associata al Tempio Satanico, divenne motivo di contesa a causa della sua riproduzione non autorizzata nello spettacolo.
In Le Terrificanti Avventure di Sabrina, la protagonista frequenta una scuola di magia chiamata Accademia delle Arti Oscure; all'interno dell'edificio è presente una statua dedicata al Signore Oscuro, statua che il Tempio Satanico afferma essere una replica esatta della statua da loro realizzata (e, a quanto pare, coperta da copyright) e che aveva commissionato e utilizzato in varie proteste a sostegno della separazione tra Chiesa e Stato. Il tempio avrebbe intentato una causa contro Netflix e la Warner Bros. (che produce la serie) per 150 milioni di dollari.
Quando Lucien Greaves, co-fondatore del Tempio Satanico, notò la sorprendente somiglianza tra la loro statua e quella della serie di Netflix, si rivolse ai social media per evidenziare la questione.
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Nonostante tutto, ne è seguita la battaglia legale ma fu di breve durata: a poche settimane dalla presentazione della causa sono emerse notizie di un accordo amichevole, con Netflix che ha accettato di riconoscere gli elementi copiati nei titoli di coda dello spettacolo. I dettagli dell'accordo sono rimasti segreti a causa di accordi di riservatezza.
La causa e la sua risoluzione hanno evidenziato non solo le complessità del diritto d’autore nell’era digitale, ma anche le inaspettate intersezioni tra religione, cultura e diritto dell’intrattenimento. Mentre Greaves rifletteva sulla gestione da parte dei media della causa contro la difesa dei diritti civili del Tempio, ciò sottolineava il discorso più ampio sulla proprietà intellettuale, l'espressione artistica e la rappresentazione dei simboli religiosi nei media popolari.
Fonte: Collider