When They See Us: la nostra Recensione sulla Serie Netflix, e una Riflessione sulle Argomentazioni trattate
Scritto da: Enrico Cipolletti - Data di pubblicazione:
When They See Us ha riscosso un grandissimo successo in tutto il mondo e lo dimostra il fatto che sia la serie più vista su Netflix da quando ha fatto il suo debutto sulla piattaforma americana (ne abbiamo parlato in questo articolo).
La miniserie, composta da 4 episodi e diretta magistralmente da Ava DuVernay, racconta la storia realmente accaduta di Antron McCray, Yusef Salaam, Korey Wise, Kevin Richardson e Raymond Santana, 4 ragazzi afroamericani e uno ispanico, accusati, senza avere in mano prove concrete, dell'aggressione con stupro ai danni della jogger Trisha Meili, avvenuta il 19 aprile 1989 a Central Park, a New York.
Una storia emozionante che viene raccontata nell'arco di quattro intensi episodi.
C'era una volta in America...
Essere un uomo di colore non è mai stato semplice negli Stati Uniti. Bigottismo e odio trainati da rappresentanti politici piuttosto che da altri elementi dalla dubbia umanità hanno sempre reso difficile la vita degli afroamericani, ghettizzati nei "bronx", costretti a vivere di malavita.
Per fortuna molti sono stati gli attivisti che hanno combattuto il razzismo ed il pregiudizio, come Martin Luther King, ai quali, contrastare tali ingiustizie, è costato la loro vita.
È proprio qui che si infrange il Sogno Americano: tutto sembra bello, ma l'orrore è dietro l'angolo.
When They See Us traduce tutte queste parole con una trasposizione televisiva, mostrandoci la vera brutalità e disumanità, colpendoci con un pugno dritto allo stomaco e con un gancio nella mandibola, entrando nelle nostre coscienze e facendoci vedere come la vita di cinque giovani adolescenti può cambiare ed essere rovinata in un minuto.
La colpa dei "Cinque di Central Park" non è quella di aver commesso uno stupro (atto che non avremmo certamente commiserato), ma quella di avere il colore della pelle diverso da quello dei "bianchi", è quella di vivere ad Harlem, è quella di essere usciti nella serata sbagliata per divertirsi al parco, pagando per conto di altri; perché, se quella notte a Central Park c'è stato un crimine "stai sicuro che è stato un nero a commetterlo" (siamo ironici, non è il nostro pensiero).
Ciò che più fa male è sapere che dei ragazzi cosi giovani, magari alle prese con i primi amori, o con il sogno di vivere di musica, abbiano vissuto la loro intera adolescenza o parte all'interno di un carcere, uscendo da li segnati per sempre.
La DuVernay ha mostrato in maniera molto consistente l'atrocità all'interno delle prigioni americane e tutta la sofferenza vissuta dai cinque, ma ci ha concesso anche quella dose di umanità, tramite alcuni personaggi, che serve per spezzare quella sensazione di malessere e dispiacere che lo spettatore prova nel corso degli episodi.
Il cast è stato a dir poco eccezionale, e l'espressività dei personaggi ha aiutato molto ad immedesimarsi con i corrispondenti personaggi.
Il salto temporale all'interno della storia è avvenuto in maniera molto fluente ma, una cosa che ha stonato un po' a nostro parere, è stata il vedere alcuni invecchiamenti di personaggi secondari (come ad esempio i genitori) realizzati in modo peggiore (a livello di make-up) rispetto ad altri: con alcuni il tempo sembra essere stato più clemente. Ma certamente questo dettaglio non riesce a rovinare l'esperienza della visione di questo nuovo prodotto televisivo.
Nel complesso la serie risulta davvero ben confezionata e spiega a dovere l'intera vicenda dell'epoca; per cui ci sentiamo di consigliarla caldamente e possiamo dire che, a nostro parere, è ad ora il miglior prodotto disponibile sulla piattaforma di streaming Netflix.
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