United We Fall: Recensione del 1° Episodio della Serie TV ABC
Scritto da: Brian Freschi - Data di pubblicazione:
Bill (Will Sasso, il Carl Monari di Perfetti... Ma non troppo quando ancora si diceva telefilm) e Jo (Christina Vidal, il quale ruolo più longevo è quello in Tania, serie... ehm... telefilm di Nickelodeon) sono due genitori in fiore, tutti combattenti e pieni di buone speranze su come crescere a suon di moderne prospettive le due figliolette Emily (Ella Grace Helton) e Lulu (interpretata da Ireland Carjaval e la sorella Sidona, insieme perché boh).
Non sono malaccio e scoprono che per riuscirci nel giusto modo devono tipo collaborare sempre a fronte unito contro Sandy (Jane Curtin, volto storico di Saturday Night Live) cioè la madre onnipresente di Bill e che, ovviamente, si è trasferita da loro e Chuy (Guillermo Dìaz, visto in Scandal e nell'immortale Weeds) il fratello di Jo, con evidente disturbo tipo ossessivo compulsivo su come crescere i figli e che male si allinea con ogni tentativo idealistico dei due genitori novelli.
La prima puntata di United We Fall è esattamente quello che sembra ad un primo impatto. C'ha uno script che è baldanzosamente in debito con un umorismo familiare e urticante, nel senso più negativo e noioso del termine, e vecchio tipo già da quando guardavo Tutto in Famiglia o La Vita Secondo Jim (e anche di più direi), con uno sbilanciamento iconico non da poco.
Tutto ha il sapore della carta da parati di mia nonna, anche se sotto sotto non lo vuole essere e anche se a metà di 'sto pilot la famiglia deve correre in ospedale perché la figlia Emily ha il retto prolasso e che, tipo, non mancano nemmeno le dettagliate delucidazioni in merito. È comunque vecchio anche se riescono ad evitare qualsiasi corsa in ospedale davvero monotona come, boh, febbre da cavallo, polso slogato o la figlia che inghiotte un diamante di nonna. Sarebbe stata vecchia comunque anche se ci fosse stata dietro una mutilazione causata da un Jason Voorhees con l'anfe che sale e che ha sbagliato set.
Se Bill e Jo non sono tipo il massimo della caratterizzazione ma, perlomeno, seguono un modus operandi già tarato dal paleozoico (dal Furor Latino di lei, al Cuor di Panna compressa nel corpo di un omaccione bodyguard mancato di lui) e che, quindi, in un certo senso lasciano un velato e nostalgico tepore di sicurezza materna e copertina di linus, Sandy e Chuy sono veramente concepiti col piede sinistro e senza la professionalità di Daniel Day-Lewis.
Buttati su carta come esseri eterei e onniscienti al fine di ostacolare in modo insensato lo svolgimento dell'attività genitoriale dei due disgraziati, risultano solo fastidiosi, incapaci di generare una qualsiasi forma di compassione e/o comprensione. Oh, ci provi anche! Ma non ti viene proprio di capirli, non riesci a immedesimarti o a empatizzare con la loro condizione di sfrangia-zebedei e spesso non riesci nemmeno a capire per quale strano e arcaico destino si trovano lì.
La Curton, stella della comicità, è del tutto sprecata e annaspa e muore male in un personaggio che proprio non c'ha una virgola che sia una di respiro creativo. Tanto tanto sopporti l'interpretazione di Dìaz, che mo' ti fa tenerezza che dopo essere stato maltrattato in Scandal finalmente possa interpretare un ficcanaso sornione e senza vita, ma comunque aspettarsi qualcosa di più da lui dopo i fasti delle serie già citate non era poi tutta 'sta gran aspettativa.
Che comunque siamo nel primo episodio eh, magari hanno anche una ragione comica d'esistere, solo che qua proprio non trapela.
E non è un buon punto di partenza.
Lo showrunner Julius Sharpe, che è già tipo Sancio Panza di numerosi programmi di Seth MacFarlane (da I Griffin a The Cleveland Show) porta a 'sta serie da molliche per piccioni la quasi totale mancanza di trama degli show precedenti, senza però compensare con lo spiccato cinismo e l'irresistibile e volgare denuncia sociale.
Tra barzellette politicamente corrette al limite della melassa e risate registrate che già erano fuori tempo massimo in quel di How I Met your Mother, nulla di nuovo sul fronte sitcom, ma che tipo nulla di nuovo c'era già quindici anni fa.
Prevedo un destino molto simile alle tante sitcom a stampo di muffin come Indebted o Broke, con figli strani, genitori insicuri e poveri perché la famiglia s'allarga a caso, roba surreale che manco Seth Rogen e dialoghi strafatti, presentate recentemente in fretta e furia e, con altrettanta fretta e furia cancellate dalla faccia della terra.
Forse attirerà i nostalgici di un sentimentalismo televisivo ormai sbiadito, ma ai quali consiglierei comunque di guardarsi attorno, che con un po' di coraggio in più e di inventiva fuori dagli schemi la sitcom può ancora esistere, diventare cult e raccontare attraverso un microcosmo familiare quelli che sono davvero i nostri tempi (cosa che poi dovrebbe essere una prerogativa del genere).
Modern Family docet.
United We Fall è l'ennesimo tentativo fallimentare di riportare in auge un genere condensato di cliché e di infrastrutture che ha fatto storia, ma che ormai non ha più nulla da dare alla nuova generazione di spettatori voraci e ai quali il termine “mediocre” combacia ormai con “m***a di scimmia lanciata contro il ventilatore acceso”.
madforseries.it
2,0
su 5,0