The Head: Recensione del 1° Episodio della nuova Serie TV con Álvaro Morte
Scritto da: Brian FreschiData di pubblicazione:
Polo Sud. Inverno (ancora più inverno). Il Sole sta per dire cià e sparire per sei mesi. Proprio lì c'è una base, la Polaris VI, che opera al meglio proprio in questa stagione oscura e tenebrosa grazie ad una serie di esperti e studiosi provenienti dal mondo tutto.
Il biologo Arthur Wilde (John Lynch) è a capo della squadra, la quale viene chiamata Winterers perché umorismo a mille, e tutti insieme hanno la missione di combattere con la scienza il cambiamento climatico. Johan Berg (Alexandre Willaume, quel bel faccino di Kjartan in The Last Kingdom) è invece il capo della squadra “estiva” e se ne torna a casa perché basta. Saluta la moglie Annika (Laura Bach) che invece resterà indietro per completare le sue ricerche e, quindi: “Ci vediamo tra sei mesi”.
Sei mesi dopo però le comunicazioni sono interrotte da settimane e Johan, giustamente tutto preoccupato, decide di tornare alla base insieme ad una squadra.
E lì scopre che...
Estate gelida qua, che di televisori spenti non ne vogliamo vedere e che va bene che c'è il mare, la montagna, i ghiaccioli, le caprette, le partite di beach volley tutti sudati con la sabbia appiccicata alla pelle o la voglia masochista di far la parte delle stelle marine essiccate al sole, ma la verità è che il mondo seriale è cambiato e ora chi ti dice “Non c'è più niente in tv” probabilmente per addormentarsi conta i tubi catodici.
Lo streaming ormai lo sa. Lui sa tutto. Sa come sedurci e come possedere le nostre anime al modesto prezzo di tre spicci al mese.
E se poi ci aggiungi anche un thriller su ghiaccio è chiaro che ha fatto centro e che la spiaggia tanto sai che non si sposta, mentre le serie (lo sappiamo) ormai non fai in tempo a svaccarti sul divano che già le hanno cancellate perché no cash no party.
È un po' la strategia adottata da The Mediapro Studio con il "give me a five" di HBO Asia e Hulu Japan. Prodotta da quel Ram Tellem di Homeland e i fratelli/sceneggiatori Pastor di Eternal e The Occupant, la serie si apre come un thriller in cui c'è gente che schiatta, c'è il mistero, c'è il ghiaccio che bella zio che atmosfera, zero poliziotti scemi e qualche strizzata d'occhio (ma solo in apparenza) a un certo Carpenter e una certa filosofia da giallo whodunit che tanto ama ancora essere letto e stropicciato sotto l'ombrellone.
Lo sa.
Lo sa lo streaming e lo sa il regista Jorge Dorado (Mindscape) che 'sta roba fa sempre gola.
E infatti non si sbagliano.
Il risultato che trapela dalla prima puntata di The Head (in Italia la serie è serenamente gustabile su Amazon Prime Video) è un mistero di pura suspence, ben recitato e dalla scrittura stratificata ma solida che attinge appieno all'immaginario tanto libero quanto claustrofobico dovuto ad un'ambientazione dove è possibile andare ovunque ti pare, ma dove è impossibile sopravviverci.
Non c'è un'interpretazione fuori dalle righe, una battuta scontata che sia una e il dosaggio del ritmo, sapiente e mai troppo calcato, ti spinge a riflettere senza mai annoiare.
Cosa ancor più accentuata nei flashback che, man mano, dovrebbero svelare il mistero inquietante di ciò che è accaduto alla base, gran gioia degli sceneggiatori ma, molto facilmente, tallone d'achille di tante opere.
Il senso d'isolamento e lo shock represso e incosciente, insieme al solito tam tam della brutalità dell'uomo ospite di una terra che lo vuole morto, sono la base emotiva di una delle più grandi produzioni di The Miediapro, interamente girata in uno studio di duemila metri quadrati a Tenerife, con l'aggiunta di riprese esterne perlopiù girate in Islanda.
Questi dettagli sembrano “piccolezze” che una certa serialità americana si mangia come M&M's, ma fino a pochi anni fa un dispiegamento di soldi e forza lavoro così concentrati per una produzione “televisiva” era tipo un sogno utopico, almeno per la maggior parte dei paesi europei.
I dettagli vengono allo scoperto con la giusta cadenza, svelando sì, ma senza svelare troppo che sennò mo' ci pigli per scemi. E i plot twist danzano secondo le regole dei fratelli Pastor che, già da questa prima puntata, ci fanno capire chiaro e tondo che sanno quello che fanno, che mica son wannabe e che vogliono accompagnarci per la manina nel turbinio dell'animo umano, dei segreti celati, degli alibi forzati, per poi lanciarci da un ghiacciaio quando meno ce lo aspettiamo.
Il Carpenter già citato ha il sapore più di un divertissement che di una cruda realtà dei fatti.
L'impressione è che nulla di soprannaturale esista davvero e che se il grande Male è giunto in questa base dimenticata dal mondo è solo perché è l'uomo stesso ad averlo creato e, poi, gentilmente invitato.
E non è detto che non sappia nascondersi tanto quanto quella Cosa così sfuggente e terribile che tutti conosciamo.
Ah sì, dimenticavo: c'è anche Álvaro Morte che fa Ramon, il cuoco della Polaris orso e sc*****ato che ama la filosofia (per tutta l'adorante fanbase dei Dalì a random).
Il primo episodio di The Head ha vinto. Perché?
Perché non passare subito all'episodio successivo è impossibile.
Perché la qualità è alta e priva di quel senso avvilente di trash che spesso accompagna le serie di produzione spagnola.
Perché gli attori sono in parte e, visto che si sta a chiacchierare di una serie basata interamente sull'ambiguità umana, male non fa.
Perché sì ok, un po' di cose ancora van definite, ma la maggior parte sono già una bomba e questo è solo il primo episodio... Quindi che lo dico a fare?!
Perché dai, delle serie su ghiaccio non ci si stanca mai.
Perché sì.
Perché col cacchio che d'estate “Non c'è niente in tv”.
madforseries.it
3,5
su 5,0