The End of the F***ing World: la Recensione della 2° Stagione della Serie TV Netflix
Scritto da: Valentina Biafore - Data di pubblicazione:
Attenzione: questo articolo contiene spoiler
Quando abbiamo visto per la prima volta The End of the F***ing World, introdotta sulla piattaforma Netflix nel 2018, ci ha colto impreparati. Dico questo perché la serie ha sorpreso tutti piacevolmente: possiamo affermare con sicurezza che è un show molto diverso rispetto a quelli a cui siamo abituati, catturandoci per un’ottima qualità, un retroscena Teen drama molto particolare (da non confondere con il mucchio in circolazione), una durata limitata tipica delle comedy, una ventina di minuti ad episodio. Un mix che ha reso la serie molto importante e seguita, acclamata dalla critica.
Daniel Fienberg dell'Hollywood Reporter ha lodato la sceneggiatura, i personaggi e la colonna sonora della serie, elogiando le interpretazioni di Alex Lawther e Jessica Barden, definendo la serie: "Una commedia nera da otto episodi di importazione britannica. Un capolavoro".
È così in effetti è: la serie ,adattata da Charlie Covell ed ispirata al graphic novel di Charles Forsman, si presentata come una comedy noir tipicamente british, leggera a tratti, ma capace di inserire svago e turbamenti, distinguendosi dalla massa.
Ed eccoci ai giorni nostri: il 5 Novembre ha debuttato la seconda stagione che prende vita oltrepassando la graphic novel a cui era ispirata, riprendendo la narrazione da dove era stata interrotta.
Diciamolo subito: anche meno. Siamo ormai invasi dalle serie tv, in modo esponenziale quelle teen, ma alcune produzioni non sanno quando è il momento di dire basta e fermarsi, pensando di poter cavalcare l’onda del successo per sempre. Per me questo era il caso: una sola stagione era più che sufficiente.
Non voglio essere fraintesa: la prima stagione mi è piaciuta. Accattivante, leggera, capace di approfondire tematiche adolescenziali importanti e trasmetterci i disagi dei protagonisti: Alyssa (Jessica Barden) una sociopatica annoiata dalla vita e James (Alex Lawther), Abbastanza sicuro di essere uno psicopatico, segnato da un doloroso evento del suo passato. Insomma due adolescenti frustrati che tentano la fuga senza perché o per cosa, incontrando innumerevoli disavventure che li porteranno ad un finale tragico.
La seconda stagione l’ho vista come un surplus evitabile, ma nonostante ciò ammetto che è interessante, a maggior ragione che non segue più l’opera originale, ma segue la sua strada.
In questo secondo ciclo di episodi, James e Alyssa proseguono le loro esistenze come possono, nel tentativo eliminare dalla mente ciò che li ha uniti e rimanendo un po’ a distanza. Alyssa vuole raggiungere l'equilibrio, costruendo nuovi rapporti e nuovi impegni, mentre James affronta le conseguenze della sparatoria.
Questa volta abbiamo l’introduzione di un altro personaggio: Bonnie (Naomi Ackie), una ragazza palesemente disturbata e spinta da una tremenda sete di vendetta, innamorata dell'uomo che James e Alyssa hanno ucciso durante la loro fuga. La ragazza catalizzerà abbastanza l’attenzione su di sé, ma la storia di Bonnie, come possiamo intuire, è una mera scusa per trovare un espediente convincente, un motivo per dare un senso a questa stagione che altrimenti avrebbe poco di cui parlare.
Negli 8 episodi che compongono la seconda stagione, ritroviamo tutti quegli elementi che hanno reso la serie ciò che è: humour nero, complicazioni nella storia ai limiti del grottesco, un disagio esistenziale che coinvolge i protagonisti, entrambi dotati di un carattere spigoloso e goffo . Il rapporto tra i due è un po' in stallo, senza uno scopo: dopo una prima stagione in cui si ribellano al mondo, in quest’ultima sono colpiti da uno stato di inerme rassegnazione.
La serie ci concede un aspro romanticismo tipico degli adolescenti, dove nonostante i loro disagi mentali, trasmettono le proprie fragilità e goffaggine nei confronti dell’amore e della vita, dimostrando il lato più normale dei protagonisti. Non mancano gli elementi comedy, così come i momenti di riflessione dove i ragazzi si sentono insoddisfatti della vita, riproponendo sempre la fuga come proposito ultimo per risolvere il problema. Cosi facendo, non Fuggono dai problemi, ma solo da loro stessi. Fuggire non può cancellare ogni dolore, ma solo peggiorarlo, in una spirale senza fine in cui si auto-puniscono costantemente attraverso la violenza, i sensi di colpa.
Qui vi propongo il video in cui Myss Keta è protagonista di una clip che la inserisce in alcune scene della serie Netflix. Seguiteci sulla nostra pagina Facebook per rimanere sempre aggiornati sulle news del momento.
Una seconda stagione meno ricca di eventi, dove vengono riproposti gli elementi che hanno caratterizzato la prima stagione.
L’introduzione del nuovo personaggio rappresenta un Deus ex Machina, permettendo lo sviluppo della trama del secondo capitolo, nel tentativo di trovare qualcosa di nuovo da dire. I personaggi principali Alyssa e James sono in stallo, senza quel brio che li aveva in precedenza caratterizzati.
Ottimo montaggio, con una gradazione ascendente ai punti salienti preceduti da brusche interruzioni. Evoluzione lenta, un buon stile narrativo, ma nonostante tutto, una serie di cui avremmo potuto fare a meno.
madforseries.it
3,0
su 5,0