Sex/Life: la nostra Recensione dell'intrigante Serie TV da poco uscita su Netflix
Scritto da: Roberta Greco - Data di pubblicazione:
"È un sogno nostalgico, eurofico, folle. Una visione del passato attraverso degli occhiali rosa, e il miglior sesso che tu abbia mai fatto", questa la descrizione che la sceneggiatrice Stacy Rukeyser aveva raccontato in un’intervista ad Entertainment Weekly, di Sex/Life, la nuova serie TV disponibile su Netflix dal 25 giugno. E si può tranquillamente affermare, che questa corrisponda a realtà.
Sex/Life è una serie TV targata Netflix composta da otto episodi e basata sul romanzo 44 Chapters About 4 Men di BB Easton.
La protagonista esegue il tipico cursus honorum per cui quasi tutte le ragazze eterosessuali cresciute mangiando pane condito con Sex and The City, accompagnato da un bicchiere di Diavolo veste Prada con una spruzzata di Cenerentola hanno firmato; infatti, la più che bella e più che intelligente Billy (Sarah Shahi) lascia una cittadina dello stato della Georgia per studiare e lavorare nella regina delle metropoli: New York City e lì, insieme alla sua coinquilina e migliore amica Sasha (Maragaret Odette) – favolosa anche lei, ovviamente – si immerge nella tipica vita da grande città, fatta di concerti, abiti tutti pizzi e paillettes e una dose smisurata di avventure sessuali.
Alla fine, stremata dal chiasso di Manhattan e dopo aver ricevuto l’ennesima e più devastante delusione d’amore conosce l’uomo perfetto, dal pedigree ideale: Cooper (Mike Vogel) ha una famiglia decente, è uno schianto, con un lavoro ben pagato e che, per di più, ha come scopo la salvezza del mondo e, soprattutto, non è uno stronzo.
E così, otto anni dopo - come avviene alla fine di ogni bellissima fiaba - Billy vive nella periferia di New York, in una casa degna di essere fotografata per un articolo su House & Garden, è sposata con Coop e insieme hanno due bambini bellissimi per la cui cura, lei ha deciso spontaneamente di lasciare il lavoro; e nonostante ciò, Billy si sente insoddisfatta, cosa che la spinge – anche per via di una deformazione data dai suoi studi nell’ambito della psicologia – a tenere un diario virtuale in cui sputare tutti i suoi problemi e in cui scrivere ossessivamente del primo fra questi: Brad (Adam Demos).
Brad rappresenta il polo opposto a suo marito: è il bello e dannato ragazzaccio propinato da tutte le serie TV cult lanciate tra gli anni novanta e i duemila. È l’uomo che non deve chiedere mai e che, molto in fondo, sotterrata da litri di acqua di colonia, giubbotti di pelle e un sorriso e un paio d’occhioni (quasi sempre neri) che fanno piegare le ginocchia, nasconde un’anima fragile, piegata da qualche sorta di problema familiare. Per quel che riguarda Brad e Billy in particolare, lui è stato per lei un amore intenso, da batticuore ma, sopra ogni cosa, è stato per Billy il miglior sesso della sua vita.
E se c’è una qualcosa di assolutamente presente, rimarcante, visibile, di sottofondo, in primo piano e di scorcio in questa serie, è proprio il sesso. Cosa aspramente criticata da un bel numero di articoli andati in stampa dopo la prima visione di Sex/Life, che imputavano al team di sceneggiatura e di produzione di non aver chiesto agli attori della serie TV, nulla di più se non di spogliarsi. Nel prodotto sono stati inoltre evidenziati un gran numero di cliché, delle trovate tendenti al ridicolo e una rappresentazione forzata della realtà, in quanto gli attori, sono stati giudicati tutti “troppo” belli.
Ebbene, si può credere che un team di registe tutte donne e un team di showrunner la cui percentuale è prevalentemente femminile abbiano voluto rappresentare l’ennesimo prodotto stantio, decadente e che urla: già visto!? Ovvio che sì! Ma non è questo il caso.
Sex/Life non mette in scena una storia che avviene nel presente: è quasi soltanto un insieme di ricordi e, sinceramente, stento a credere che i ricordi passionali della maggior parte degli individui rappresentino scene rigorosamente educate e composte. Sex/Life non è un film pornografico: è il racconto di un amore e poi di un altro, il ricordo di quello di prima e la presa di coscienza che qualcuno possa preferire il secondo al precedente.
In fin dei conti, tutti gli amori sono diversi ed è assolutamente sbagliato pretendere di ricercare i nostri aspetti preferiti di una persona in un’altra, altrimenti si finisce per sentirsi smarriti, come nel caso di Billy, o per impazzire e arrivare a compiere azioni strane alla Eyes Wide Shut come fa Cooper.
La serie TV pone delle questioni molto attuali: come, ad esempio, lo smarrimento e il cambiamento comportamentale che si possono vivere quando ci sposta in una città estremamente grande e attraente rispetto a quella d’origine, come quella del connubio fra famiglia, lavoro e tempo libero, come quella del tradimento via chat, e come la questione che anche gli uomini possano sentirsi stanchi e avere delle giornate “no” e per questo, decidere di non avere rapporti sessuali.
La serie TV è un viaggio alla scoperta del Femminile; di fatti, le scene riprendono il corpo maschile soltanto di scorcio, mentre protagonista è la femminilità, con le sue esigenze e con le sue curiosità.
Stacy Rukeyser in un comunicato Netflix:
"Volevo fare uno show che dicesse alle donne che fanno bene ad ammettere di avere desideri, di avere avuto esperienze sessuali, e che vogliono averne di più. Billie e Sasha sono entrambe donne intelligenti, istruite nell'Ivy League, che vivono vite di successo e che amano anche il sesso. Di solito quando si vede un personaggio femminile come quello, lei è la cattiva ragazza oppure viene punita per essere stata troppo selvaggia, mentre invece gli uomini vengono lodati per aver ceduto ai loro desideri. Fare uno show su una donna che vuole il sesso nella sua vita e che si sente emotivamente e fisicamente soddisfatta di partecipare a questo comportamento umano normalissimo, è di per sé un atto rivoluzionario".
Per quanto riguarda la questione del nudo, sollevata da numerosi critici, Sex/Life è ripreso sotto forma di diario quotidiano, ergo... Da qui le docce, da qui il seno in mostra per pompare il latte, da qui i ricordi in HD.
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Nelle parti più sensibili e cruciali riguardanti l’atto sessuale, gli attori sono stati aiutati sul set da Casey Hudecki, coordinatrice dell’intimità, una figura professionale nata dopo il #MeToo.
È vero, gli attori sono tutti troppo belli, ma è pur vero che dovranno lavorare anche loro, e qui lo hanno fatto davvero molto bene. Un bel nove e mezzo alla costumista Avery Plewes, la quale perde mezzo punto per aver fatto indossare a Sarah Shahi delle ballerine, e un applauso ai direttori della fotografia David A. Makin e Michael McMurray che hanno reso perfettamente leggibili i distacchi tra sogno e realtà.
Inoltre, la colorista Joanne Rourke ha rifinito in modo impeccabili le pellicole di ogni episodio e la scelta delle colonne sonore, sensuali e rilassanti, è assolutamente in linea con le scelte di regia, fotografia e di ambientazione.
Sex/Life è un prodotto, sincero, stimolante e ben curato e con un finale così prevedibile e naturale (vista la trama della serie TV) da risultare inaspettato.
Cast all'altezza e team eccellente. Un plauso a costumisti e direttori della fotografia.
madforseries.it
3,8
su 5,0