Servant 2: la Recensione dei Primi Tre Episodi della nuova Stagione
Scritto da: Noa Persiani - Data di pubblicazione:
"Is this the real life? You have to believe in something, no matter how stupid that sounds".
Vedere o non vedere qualcosa o qualcuno mentre violini stridenti compongo l’atmosfera di un casa perturbante. Ancora una volta, Servant, insinua nella mente dello spettatore un futuro prossimo che potrebbe restare mera suggestione. Con i suoi primi tre episodi della seconda stagione, la serie TV targata M. Night Shyamalan e Daniel Sackheim, si assume la responsabilità di un cambio di carte in tavola che non risponde quasi ad alcuna domanda, ma pone sul piano nuovi inquietanti interrogativi: il bimbo esiste? Leanne è una tata comune o nasconde qualcosa?
Nella coltre di nebbia che avvolge l’ambiente chiuso della casa/fortezza, l’ombra dei legami spinge sempre più forte la narrazione fino a creare una spaccatura che ha il sapore del soprannaturale. Servant esiste nella zona limite tra l’accogliente e il riluttante, una scelta adeguatamente claustrofobica che aggrava la tensione in ogni interazione: quasi tutta l'azione si svolge all'interno del nascosto, l'arenaria multilivello di Philadelphia casa Turner. Il mondo esterno arriva via satellite, attraverso videochiamate e notiziari trasmessi sul grande schermo del soggiorno. Più si rimane chiusi dentro e più è difficile distinguere tra realtà e costruzione fantasiosa, comportamento razionale e pura assurdità.
Servant, con i suoi primi tre episodi, prospera di colpi di frusta, estendendo l’angoscia al limite e poi piegando giocosamente i nervi tesi degli spettatori come tante corde di pianoforte. Così come l’esaurimento nervoso della madre ansiogena Dorothy (Lauren Ambrose), la sua fragile stabilità mentale, la porta a vivere nel suo mondo di Oz e riempie freneticamente i silenzi con la falsa luminosità, gli altri componenti della famiglia alternano le proprie emozioni tra l'ansia per lo stato mentale della donna e l'abilitazione della sua fantasia.
Come parte del suo sforzo per rintracciare Leanne (Nell Tiger Free), si vengono a creare delle situazioni assurde che portano una nota di umorismo all’interno della narrazione. Momenti brillantemente divertenti e disperatamente necessari, come per infondere un senso di ponderazione tra i vari personaggi; un tono complesso da tirar fuori in una serie TV così oscura, ma che l’insieme gestisce abilmente.
Del resto il dolore non può essere risolto, e in questa stagione Servant esplora più a fondo la sofferenza dei personaggi. Leanne è una figura misteriosa, potrebbe avere poteri soprannaturali indefiniti, ma anche solo essere una giovane segnata da un ambiente duro e ossessivo. Mentre Sean (Toby Kebbell) è stato così consumato dalla crisi emotiva di Dorothy che non ha veramente vissuto le proprie emozioni e compensa il tutto con azioni di tenera follia.
Servant, nei suoi primi tre episodi della seconda stagione, con le sue note di alto livello visivo ed emotivo, continua a non dare certezze, disseminando false piste ed esplorando domande asfissianti.
Un mix di elementi destinato a far aumentare la curiosità degli spettatori.
madforseries.it
4,5
su 5,0