La Donna nella Casa di fronte alla Ragazza dalla Finestra: la Recensione della nuova Miniserie di Netflix
Scritto da: Roberta Greco - Data di pubblicazione:
Così come accade per il teatro, per il cinema, per un dipinto o per un nuovo album musicale è possibile individuare diversi criteri per analizzare la buona riuscita di una serie televisiva: la sua conclusione, il talento del protagonista, l'inadeguatezza o meno dei figuranti, le inquadrature, il sottofondo musicale, la sceneggiatura, quanto pesa il timing degli episodi ai più pigri della Generazione Zeta e del pubblico dei reality; ancora, la concorrenza del mercato, scopiazzature e inciampi, la coerenza con le iniziali premesse e molto altro. Esiste poi, uno sguardo complessivo il quale non può che non prescindere dalla visione soggettiva dello spettatore e da quali delle sue corde emotive lo show sia riuscito a far risuonare.
Nel caso de La Donna nella Casa di Fronte alla Ragazza dalla Finestra, le premesse (rivelate dalla protagonista Kristen Bell prima del debutto) erano le seguenti:
“Non avevo mai letto niente di simile prima d'ora. Era tutto fuori dagli schemi e talmente assurdo che non potevo non accettare la parte di Anna. Mentre giravo, mi chiedevo spesso se dovessi scherzare mentre recitavo le battute o se dovessi essere seria. Mi è stato suggerito di fare tutto nella maniera più sincera possibile ma di ridere contemporaneamente tra me e me. Il risultato? Mi sono divertita a cimentarmi nella miglior cattiva recitazione della mia carriera”.
La Donna nella Casa di fronte alla Ragazza dalla Finestra è una miniserie del 2022 prodotta da Gloria Sanchez Productions e che racconta di Anna (Kristen Bell), una donna sottoposta a trattamento psicologico per via di traumi passati e che, nel tentativo di superarli, si consola con abbondanti bicchieri di vino e flaconi di pillole. Infine una notte, crede di vedere un omicidio nella casa di fonte alla sua.
L'intento da dark-comedy e la composizione
Alla maniera dei soldati di un esercito nemico le più svariate riviste sono accorse alle porte di Netflix per accaparrarsi il primo parere negativo nei confronti della nuova creatura del servizio di streaming. C'è stato chi ha gridato alla noia, chi alla fiera della banalità e chi ha esordito dicendo che la serie TV presunta dark-comedy è stata elaborata così finemente da eludere il primo dei suoi obiettivi: il fine parodistico.
Dato per assodato che ogni cittadino della Terra ha diritto alla propria opinione, dire che questa serie TV non sia una dark-comedy o che le poche scene di presa in giro dell'ormai inflazionato genere thriller siano apparse solo negli ultimi episodi, per la giovane ed umilissima comune autrice di questa recensione, è un'assurdità.
Rachel Ramras, Hugh Davidson e Larry Dorf dopo aver visionato probabilmente la maggior parte dei thriller esistenti e con lo stesso atteggiamento degli sceneggiatori di Boris hanno messo su una parodia da leccarsi i baffi, partendo già dal titolo di una lunghezza ormai irragionevole (in un mondo in cui tutto deve risultare veloce e tascabile) alla locandina, in cui Bell sembra invitare il pubblico ad una festicciola a tema Tim Burton di un bambino di otto anni.
I dialoghi scritti appositamente in maniera orrida e surreale, la perfetta posizione accucciata in cui Anna sviene ogni volta che piove, il trucco e la piega ai capelli che non si scompongono quasi mai, la vista da gazzella a distanza di molti metri di cui lei è in possesso dopo essersi scolata litri di vino e dopo aver ingurgitato dozzine di pillole e ancora, gli imbarazzanti e improvvisi ingressi in inquadratura di Sloane (Mary Holland) e la lapide che si comporta come un qualsiasi oggetto magico di Hogwarts sono soltanto pochi dei dettagli volti a catturare la risata del pubblico più zelante.
Non si può fare a meno di chiedersi di quanti contenitori per casserole di pollo sia in possesso Anna, dove Neil si sia procurato il manichino da ventriloquo e quale aspetto abbia il famigerato Scott e se sia patetico come sua moglie (Brenda Koo).
È davvero impensabile che la causa della morte di Elizabeth (Appy Prett) per via del modo in cui Anna la ricorda, l'atteggiamento tanto pettegolo da risultare poco credibile di Carol e ogni cosa che riguarda il tuttofare (Cameron Britton) possano essere classificati come elementi di realtà.
I Bingo! di Anna, la camminata di Buell alla The Walking Dead sul finale, l'ombrofobia, i dipinti eseguiti dal letto d'ospedale, i migliori lavori che io abbia mai prodotto, come dice Anna nel corso della settima puntata, i flashback e il momento Orphan dell'ultimo episodio sono esilaranti.
Chiaramente non potevano mancare istanti in cui il riso lasciava spazio alla tensione, come il primo dialogo tra Anna e sua figlia o i secondi iniziali dell'incontro tra la protagonista e Rex (Benjamin Levy Aguilar) ma senza questi ultimi non ci sarebbe stato il contrasto necessario per scatenare il divertimento successivo; dopotutto si tratta di una produzione statunitense distribuita da Netflix con un volto più che conosciuto e non di Mordimi, la parodia della saga di Twilight.
La recitazione
Come specificato da Kristen Bell nell'intervista sopracitata, era impossibile non divertirsi impersonando un qualsiasi personaggio dello show, partendo dalle due bambine a cui altrimenti la serie TV avrebbe procurato un trauma insormontabile.
Nessuno degli attori risulta sottotono o in disaccordo con l'atmosfera generale e dopo aver riconosciuto la bravura disarmante della Bell la cui recitazione è stata dinamica, evocativa, arguta, nevrotica e scattante tanto da far ridere chiunque, e in seguito ad aver individuato nel Buell di Britton il tipico personaggio che strazia i cuori, il cosiddetto orso buono, è necessaria una nota al merito per la brevissima comparsa di Benjamin Levy Aguilar, un personaggio ben scritto e ben interpretato capace di descrivere e poi smontare tutti i cliché sui probabili colpevoli.
Le scene tra Aguilar e Bell sono state talmente brillanti che sarebbe fantastico vedere i dietro le quinte.
I chiché e gli easter egg
Come era prognosticabile, in una dark-comedy con intento parodistico non potevano mancare eventuali cliché ed easter egg. Solo per citarne alcuni:
- il momento finestra che strizza l'occhio a tutti i film thriller dell'universo;
- il momento cantina, come sopra;
- il momento Orphan dell'ultimo episodio;
- i momenti Olivia Pope di Scandal, fatto di maglioncino a tinte calde e calice di vino;
- il momento occhi da Capitano, in cui i primi piani su Niel ricordano la scena di How I Met Your Mother in cui Marshall e gli altri notano lo sguardo doppio e pauroso del marito di Zoe.
Il finale e la seconda stagione
Prima dell'uscita della serie televisiva, Kristen Bell aveva parlato di un succoso cameo nel finale, questo fa dunque supporre che trattandosi di un cameo la conclusione della stagione non sia materiale espandibile per un possibile secondo capitolo. Comunque sia, a casa Netflix tutto tace e sembra troppo prematuro lasciarsi andare ad eventuali ipotesi su una seconda stagione.
La Donna nella Casa di fronte alla Ragazza dalla Finestra è un prodotto giovane, diverso dalla tipica offerta, ben sviluppato e interpretato.
Pur non essendo in linea con il gusto della totalità del pubblico e non essendo una serie televisiva tra le più travolgenti ed emozionanti, questo show riesce nel suo intento e sa come accattivarsi l'interesse dei telespettatori.
madforseries.it
4,0
su 5,0