Luna Nera: Recensione della nuova Serie TV Originale Netflix
Scritto da: Valentina BiaforeData di pubblicazione:
Commentare questa serie è un'ardua impresa. Ma anche guardarla non è stato semplice...
C’era molto hype per l’uscita su Netflix di Luna Nera. E le ragioni erano tante, tutte giustificate: terza produzione italiana proprio dopo l’annuncio dell’apertura del colosso a Roma, un argomento interessante ovvero la caccia alle streghe, un fantasy di casa nostra intriso di magie, combattimenti a cavallo, e chi più ne a ha più ne metta.
Ciò che però più incuriosiva era capire come avrebbero sviluppato questo tema forte nella nostra tradizione, muovendo su un sentiero poco battuto negli ultimi tempi dall'audiovisivo nostrano, dispetto di una forte e rispettata tradizione del passato, con particolare attenzione per un folklore locale che va sicuramente ripreso, raccontato e sviluppato.
Finalmente una serie diversa, che poteva darci respirare aria novità, a dispetto delle serie sulla vita malavitosa e la droga, produzioni in cui siamo eccelsi. Una produzione fatta di donne e dedicata idealmente ad un pubblico femminile.
La trama
La serie, basata sul primo romanzo della trilogia di Tiziana Triana intitolato Le città perdute - Luna Nera, ci trasporta nel XVII secolo, uno dei periodi più bui della storia, quando circa 45.000 donne vennero accusate di stregoneria e condannate a morte.
Unendo storia e fantasia, Luna Nera pone al centro del racconto la sedicenne Ade (Antonia Fotaras), una levatrice che viene additata come strega e che trova rifugio in una tenuta ai limiti di un bosco della campagna laziale presso una misteriosa comunità di donne. Lì si trova tra due fuochi: il suo amore impossibile per Pietro - figlio del capo dei Benandanti, i cacciatori di streghe - o l'adempimento del suo destino al fianco di tutte le donne perseguitate.
Cosa è andato storto?
Lo spunto narrativo preso per attuare la serie è molto comune: una protagonista svampita strappata alla sua quotidianità e che scopre di essere "Gesù Cristo in terra" (piccolo spoiler: lei in realtà non è proprio nessuno!).
Il mondo le crolla addosso e, rimasta sola si affida ad alcune persone che la vogliono aiutare facendola vivere come un'immigrata clandestina.
Mi direte, è una trama molto comune...questa serie come deciderà di svilupparla? In nessun caspita di modo!
Uno sviluppo di una banalità disarmante, mescolato con alcuni elementi di altrettanta banalità ed espedienti narrativi veramente scontati.
Potremmo riassumere tutto con: il destino già segnato della protagonista che inizialmente rifiuta la sua predestinazione, non volendosi assumere le sue responsabilità a livello personale ed esistenziale; una storia d’amore contrastata, con un lui tormentato, bello, facoltoso; il conflitto tra ragione e magia.
Nello specifico...
La trama segue questa direzione senza mai fermarsi, in pratica senza un senso reale. Tutto scorre e i personaggi sono in balia delle onde, senza compiere azioni e scelte intraprendenti, ma seguendo il fluido di una trama sterile. Lo svolgimento è meccanico, con ritmi sonnolenti per tutti i sei episodi della serie, con una piccola accelerazione all’ultimo episodio che serve solo per dare un finale aperto ad una seconda stagione (Dio abbia pietà di noi se questo accadrà).
I personaggi sono totalmente piatti, senza caratterizzazione e banali. Già dai primi minuti del primo episodio era palese come la vita dei protagonisti si sarebbe svolta.
Ade, la protagonista, continuamente rimbambita e in cerca di guai, innamorata di un povero pollo dopo il minuto zero, con dei poteri supermegagalattici, ma che alla fine non fa nulla di particolare che il mago Otelma non riesca a fare nella realtà.
Pietro (torna indietro, ti prego), il classico studioso belloccio che vuole risolvere l’enigma della fede e della ragione, nemmeno fosse Galileo Galilei. Questo poteva essere un bellissimo spunto di riflessione per la trama, ma viene trattato pochissimo e male. Non voglio soffermarmi sul restante cast perché non c'è: sono tutti caratterizzati molto poco, non abbiamo notizie su di loro tali da dargli lo slancio giusto per essere parte della storia.
Il potere femminile
"Il potere del trio coincide col mio..." ...Ah, bei tempi...
Chi non ricorda Streghe? Una bella serie degli anni 2000 durata un sacco, dove c’era sorellanza, magia e tanto altro. Un elemento quello femminile che ha dato potere alla serie. Tutto questo è venuto meno in Luna Nera.
Il fatto che era una produzione di donne e per le donne, con un cast femminile e una storia di sorellanza era un presupposto fantastico. I momenti di empowerment femminile però risultano posticci, incastrati, come se fossero delle scene girate in seguito e messe a casaccio dove ha grosso modo più senso che stiano, rendendo l’elemento femminista stucchevole e banale da vedere.
Il punto debole e il punto forte della serie.
Sicuramente il punto debole di tutta la struttura dello show è la banalità con cui viene trattato il tutto: sa si una minestra riscaldata, senza olio e sale, che ti danno in ospedale per farti guarire, ma ti fa solo stare peggio.
La storia risulta lenta, non ha un ritmo avvincente, non tiene lo spettatore incollato allo schermo perché sa già come va a finire. I personaggi camminano sulle uova, ridotti a zero e sostanzialmente freddi, non portando quel senso di empatia che spinge lo spettatore ad amarli. Buchi di trama pazzeschi e dialoghi ritriti complicando la vita agli attori, ma anche gli attori se la sono complicata da soli con una recitazione scarna e teatrale.
Un punto forte è stata la recitazione di Roberto de Francesco, chiamato a interpretare l'unico personaggio scritto decentemente. La sua interpretazione è risultata notevole: il suo Marzio Oreggi è carismatico ed odioso, gelido, inquietante al punto giusto.
La produzione, i costumi e la location sono gli altri plus che cercano di risollevare questa disastrosa serie: il Parco degli Acquedotti di Roma, Sorano, il borgo fantasma di Celleno, Sutri, la Selva del Lamone, il castello di Montecalvello in provincia di Viterbo e la città fantasma di Monterano – sempre splendidi, incredibilmente suggestivi. Anche i costumi sono azzeccati al momento storico, con una cura della fotografia di gusto.
Quante premesse c’erano per questa serie? Troppe. Purtroppo Luna Nera ha toppato completamente, non centrando nessun presupposto che si era prefissata. Una produzione che non riesce ad essere ciò che vorrebbe, sciupando una mera possibilità di sfruttare tutto il ricco materiale che c’era a disposizione, a causa di una scrittura poco curata, personaggi banali e poco caratterizzati, dialoghi al limite dell’assurdo.
La storia vacilla dal primo minuto, trascinandosi a tendoni per tutti i suoi sei episodi, senza che nulla di rilevante accada fino alla fine. Un fantasy che finisce per diventare un romance. Salvato il comparto visivo e la voglia di portare qualcosa di diverso in Italia che non sia il crimine organizzato, ci rimane ben poco.
madforseries.it
2,0
su 5,0