Le Migliori Soundtrack delle Serie TV: The Umbrella Academy - Te lo do io il superpotere!

Scritto da: Brian FreschiData di pubblicazione: 

Vai! Rewind, flashback, flashforward, paradossi temporali e chi più ne ha più ne metta... Comunque 'sto giro torniamo un po' indietro. Che la seconda stagione super apprezzata è già stata lanciata da qualche settimana, ma qui vogliamo evitare spoiler per chi ancora deve spanciarsi in 'sto alienante viaggio, quindi saremo delicati e concisi.

Ci stanno sette bambini, tipo tutti nati nello stesso giorno in diversi paesi del mondo e tipo tutti adottati da un riccone dal look vagamente freudiano di nome Reginald Hangreeves (Colm Feroe, visto ne I Borgia, House of Cards, La verità sul caso Harry Quebert). Perché? Ma perché tutti hanno dei superpoteri! E il piano del nostro paparino è semplice: creare con pugno di ferro e buona dose di olio di ricino un team di eroi, cioè la Umbrella Academy. Crescendo sono tutti diventati potentissimi, agguerriti e indipendenti, quanto fragili e traumatizzati dalla figura paterna che, giusto per aggiungere un po' di tenerezza al quadretto, li ha tutti chiamati per numero: Numero 1, Numero 2, fino a Numero 7. Luther (Tom Hopper, che conosciamo per Black Sails, Merlin e come Dickon Tarly nella settima de Il Trono di Spade) è un omone gorilla sensibile spedito su una base lunare, Diego (David Castañeda) un maestro di coltelli con il complesso dell'eroe, Allison (Emmy Raver-Lampman) sa corrompere la mente altrui a suo piacimento, Numero 5 (Aidan Gallagher, tipo il Nicky di Nicky, Ricky, Dicky & Dawn) manipola il tempo e lo spazio, Klaus (Robert Sheehan, adorabile Nathan Young di Misfits) sa fare levitazione, telecinesi e... Comunicare con i morti, in particolare con Ben (Justin H. Min), fratello dall'orribile superpotere morto da tempo. E poi c'è Vanya (la Ellen Page di Juno che, in TV, conosciamo anche per Tales of the City) che sembra essere la più “inutile” di tutti ma... C'è un ma.

La morte inaspettata del padre li porterà a ritrovarsi dopo tanti anni e, già che ci sono, andare a fondo alla questione a dir poco nebbiosa. Il tutto mentre due misteriosi sicari di nome Cha-Cha (Mary J. Blige) e Hazel (Cameron Britton, famoso per l'agghiacciante interpretazione di Kemper in Mindhunter) creano scompiglio per una missione altrettanto misteriosa e un'imminente apocalisse sembra alle porte. Un'apocalisse che porterà i nostri eroi sgangherati dai comodi panni del presente fino a... Dallas dei primi anni '60!

E qua una lustratina alla colonna sonora ci sta tutta. Un po' perché, dai, il fumetto originale pubblicato negli States da Dark Horse (e in Italia da BAO Publishing) è nato dalla penna di Gerard Way e dal tratto pop e sintetico di Gabriel Bà...

Gerard Way? Quel Gerard Way? Quel Gerard Way leader dei My Chemical Romance che, tutto dark baroccante, capeggiava sulla parata oscura intonando - "When I was a young boy my father took me into the city to see a marching band. He said: 'Son, when you grow up. You will be the savior of the broken The beaten, and the damned'?" - e che qua, insieme a socio Bà, capeggia pure la produzione televisiva del suo pargolo?

Sì, quel Gerard Way.

Quindi, tipo, capite che la colonna sonora qua ci sta come pera e formaggio.

Ancora di più se sapete che il primo trailer ufficiale della serie è stato introdotto con la cover di "A Hazy Shade of Winter" dei Simon & Garfunkel, creata da Way medesimo.

E sì, dicevamo... Un po' per questo e un po' perché The Umbrella Academy vanta una selezione tanto eccentrica quanto riuscita, capace di soppesare degnamente i momenti riflessivi a quelli corali, in un tam tam esplosivo tra pezzi pop e tracce velate di una certa nostalgia ma, più che volentieri, spezzate, martellate, ritagliate, appiccicate, insomma “coverizzate” da alcuni artisti bomba fuori dalle masse.

Nella serie ideata per sorellina TV da Steve Blackman (già co-produttore e co-showrunner di seriucce come Legion e Fargo) riscopriamo pezzi carichi di energia, programmati per fini coreografici degni di questo nome, come la sequenza di combattimento sotto le note di “Bad Guy” di Billie Eilish, per l'occasione convertita in chiave ska punk dai californiani The Interrupters, o quella scandita da “Everybody (Backstreet’s Back)” dei Backstreet Boys, e ancora quella con “I Was Made for Lovin’ You” dei KISS, o quella bomba jazz di "Sinnerman" di Nina Simone, che ondeggia sul combattimento tra Allison, Luther e Diego contro i sicari Cha-Cha e Hazel.

Questi e altri pezzi che, per quanto impregnati di un elettrizzante appeal dance, premono sul pulsante dell'empatia e della tenerezza, come “I Think We’re Alone Now” di Tiffany che, già nella prima puntata della prima stagione, nella stupenda sequenza di ballo, sottolinea tutta la fragilità di una famiglia disfunzionale in cui i membri sono uniti per esigenza, ma soli nel profondo.

Notevoli sono anche i contrasti anacronistici, bizzarri e freaks che spezzano gli eventi esterni e li separano dai sentimenti di un singolo personaggio. Come l'utilizzo della profonda “My Way” di Sinatra dal punto di vista di Numero 5, nella totale consapevolezza di un'apocalisse destinata ad arrivare. Fuori è il caos in cui tanto starebbe bene un pezzo New Wave of British Heavy Metal, ma no, noi ci mettiamo la straziante ballata di Sinatra, perché è quello il punto di vista di Numero 5 ed è quello che noi dobbiamo provare insieme a lui. 

Del resto, come lo stesso Steve Blackman ha dichiarato al periodico americano Parade:
“La musica è un personaggio dello show ed è divertente contrapporre una canzone a una scena completamente scollegata con essa. Non dovrebbero stare bene insieme, ma sorprendentemente lo fanno.”

E poi ancora i salti temporali di troppo sotto le note di "Run Boy Run" di Woodkid che, ammazza ma quando lo tiri fuori un nuovo album?! E l'altrettanto traumatico slancio nella Dallas iper razzista e bifolca con “Right Back Where We Started From” di Maxine Nightingale.

Qualche bubusettete a sorpresa di Gerard Way, come nel caso della sua interpretazione più che personale di "Happy Together" made in Turtles, in combutta col Ray Toro, compagnuccio dei Chemical.

E lasciamo posto anche alle strumentali, con le tracce associate al dolente personaggio di Vanya, violinista di talento, come la suite de “Il Fantasma dell’Opera” eseguita da Lindsey Stirling, o l'originale Apocalypse composta appositamente da Jeff Russo che, citando anche le incantevoli "Russia 1989" e "Sudden Birth", ha creato un'opera davvero pregiata. Perle. 

Ma poi non ci stacchiamo troppo eh e torniamo a noi, nell'immenso uragano di eccentricità che è The Umbrella Academy. E lo facciamo con “Never Tear Us Apart” degli INXS, cover di Paloma Faith, sulle macerie di un futuro indefinito.

La commovente “This Year's Love” di David Grey che segna un punto di rottura non da poco per Diego. “Major Tom – Coming Home” di Peter Schilling, con la quale scopriamo tracce del passato di Pogo, lo scimpanzé altamente ammaestrato di famiglia, in una sequenza con sana dose di autoironia. E un funerale vichingo sulla scia di “Hello” di Adele, coverizzata dall'intenso pop svedese di My Kullsvik, giovanissima voce originaria di Tidaholm. 

Fino a un'altra scena di ballo nella seconda stagione, coreografata in modo delicato, meravigliosamente grezza e amabile in un salone da parrucchiera sotto le note rhythm and blues dell'immortale “Twistin’ the Night Away” di Sam Cooke a bilanciare quella più intima, spezzacuore, tra Luther, Allison e "Dancing In the Moonlight" dei dimenticati King Harvest, qui donataci nella veste da nuovo millennio degli inglesi Toploader durante la prima stagione.

Paradossi temporali, come si è detto. 

E, saltando dalla prima alla seconda stagione (e viceversa), chiudiamo il tutto con il finale della seconda stagione, ovvero con il ritorno di Gerard Way feat. Judith Hill e la bellissima "Here Comes The End". Sipario calato su una ballata dal retrogusto glam rock, perfetta sintesi di tutto il percorso musicale compiuto finora da una delle serie più originali degli ultimi anni e che lascia presagire una fine che speriamo non arrivi, almeno per qualche stagione ancora.


Di seguito la playlist contenente tutti i brani di cui abbiamo parlato in questo articolo. Vi invitiamo a seguirci su Spotify per non perdervi le prossime liste. Nel caso ve lo foste perso, vi riproponiamo anche il nostro precedente articolo di questa rubrica.

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