Le Migliori Soundtrack delle Serie TV: iniziamo col parlare di Rectify, lo Show prodotto da SundanceTV

Scritto da: Danilo di FeliciantonioData di pubblicazione: 

Rectify OST: una Colonna Sonora capace di Narrare una Storia 

Vorrei iniziare questo articolo per l’angolo di Mad For Series dedicato alle colonne sonore senza mezzi termini: a mio avviso Rectify è una delle migliori serie tv in assoluto di sempre, ne ho parlato tempo fa in una recensione in cui avevo trattato anche l'incredibile colonna sonora, ed è tranquillamente nella mia personale "top three" proprio grazie alla soundtrack che considero perfetta nel suo essere un vero e proprio momento di narrazione. 

D’altronde c’è poco da pontificare a riguardo: da una produzione di SundanceTV che, come il festival da cui ha preso vita, alla qualità punta senza dubbio alcuno e su differenti piani, c’era da aspettarselo. E qui di qualità ce n’è a vagonate. 

Prendiamo ad esempio il tema principale di Rectify, che ritroviamo spesso comparire durante gli episodi e sempre nella sigla, che a sua volta andrebbe fatta studiare obbligatoriamente ai giovani showrunner o registi: la scelta di Bowspirit dei Balmorhea è davvero vincente, riesce subito a lasciare il segno e a farci pensare alla sequenza di volti, di sguardi e di frammenti di storia che apre ogni episodio, dando subito riconoscibilità e familiarità a quello che si vede sullo schermo. Migliaia di commenti sul loro video ufficiale recitano come un mantra “Non conoscevo il gruppo, sono qui per Rectify e la musica è grandiosa”.
Personalmente, già dal primo ascolto sono rimasto colpito, anche perché ho scoperto la serie (e visionato la sigla) dopo averli visti dal vivo, sussurrando “cazzo, ma sono loro!”. Spero che l’immagine sia esauriente nel rendere l’idea di quanto sia legato a questo prodotto artistico e a questa bellissima canzone, che dal vivo mozza il fiato male. 

La soundtrack di Rectify non è però soltanto riducibile agli interventi di questa band, forse i nuovi Calexico per l’essere multietnici e la concezione orchestrale della musica (da colonna sonora, appunto), ma è costituita da altri artisti e altre canzoni capaci di comunicare allo spettatore la vicenda di Daniel Holden attraverso sensazioni, stati d’animo e rievocazioni di un determinato immaginario.

Abbiamo cosi momenti riflessivi affidati ai Maitreya e alla loro Aurora, al "classicone" Into Dust dei Mazzy Star, Ablaye Cissoko e Volker Goetez che eseguono Amanké Dionti o Forgiving di Øystein Sevåg, capaci di arricchire emotivamente gli sguardi persi di Daniel nel cercare di trovare un senso alla sua esperienza traumatica in carcere, quelli dei suoi familiari preoccupati e degli abitanti della piccola città che lo considerano un mostro.  

La volontà è quella di rendere le scene più cariche di pathos e le canzoni aiutano tutte a far entrare lo spettatore nella storia, facendoci emotivamente avvicinare all’odissea del protagonista. In altre sequenze ci si rivolge infatti all’alt folk di Mirel Wagner con The Road, Joe West con Fool for Loving You, Drew Holcomb & The Neighbors con The Wine We Drink o ai The Low Anthem con Charlie Darwin, che riesce a evidenziare il contenuto filosofico marchio di fabbrica dello show televisivo, specie se consideriamo la tendenza contemporanea ad una dimensione più esistenzialista del genere (basti pensare a Devendra Banhart, Micheal Gira e gli Angels of Light, oltre che agli scomparsi Vic Chesnutt e Daniel Johnston).

Non mancano nemmeno tracce di rottura, come Funnel of Love di Wanda Jackson e il garage di 45 Revolutions Per Minute degli Oil Boom, la classica minimale di Fratres di Arvo Pärt, il post punk dei Section 25 con Knew Noise o l’ambient di Jane 5 di Harold Budd, spesso legate alle sequenze più tese dell’adolescenza perduta di Holden, che il nostro vuole riottenere lanciandosi in duemila casini, e al suo ruolo di “diverso perché alternativo” affibbiatogli dalla sua comunità, utilizzato poi dai suoi accusatori per renderlo il perfetto capro espiatorio.

A livello personale, rimango ancora oggi colpito dalla capacità della colonna sonora originale di richiamare nella mia memoria alcuni spezzoni importanti di Rectify, frammenti memorabili di una storia che ha saputo intrigare me come moltissimi altri appassionati da diverse prospettive: minimalista quanto profondo, riflessivo ed evocativo, il comparto sonoro/musicale è uno dei suoi punti di forza perché non eccede mai nel volersi sostituire a tutto il resto, ma è una parte capace di arricchire al meglio l’esperienza della fruizione dell’opera tutta, in ogni dettaglio e in maniera armonica. E fa scattare i flashback non solo del protagonista, ma anche dello spettatore.

Da ascoltare prima e rivedere poi senza dubbio alcuno.


Di seguito la playlist contenente tutti i brani di cui abbiamo parlato in questo articolo. Vi invitiamo a seguirci su Spotify per non perdervi le prossime liste.

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