La Casa di Carta: Corea - la Recensione del Remake Coreano targato Netflix
Scritto da: Roberta GrecoData di pubblicazione:
Ricordate quella volta al liceo in cui avete copiato per filo e per segno il compito in classe di un vostro compagno cambiando alcuni termini e aggiustandone la punteggiatura poiché il giorno prima avevate trovato qualcosa di più interessante da fare piuttosto che studiare?
E ricordate quando, tornati a casa o il mattino seguente in classe, pentiti, vi chiedevate quando sareste stati smascherati?
Ecco indovinato il possibile stato d'animo attuale di Ryu Yong-jae, sceneggiatore della prima stagione de La Casa di Carta: Corea, la nuova serie televisiva della mamma di Squid Game, diretta da Kim Hong-sun per un totale di sei episodi disponibili su Netflix.
Ormai il mondo delle serie TV va avanti tanto grazie alle nuove uscite quanto ai remake, talvolta i remake dei remake.
E per quanto la serie Streghe del 2018 avrebbe provocato meno malcontento e/o rabbia se avesse copiato pedissequamente l'originale, nel caso de La Casa di Carta: Corea l'eccesso di zelo nel copia e incolla è degno della più nota bottega di restauro.
La sigla? Pressoché identica.
I nomi d'arte della banda? Il Professore, Mosca, Rio...vi suonano familiari?
Il modo in cui l'ispettora Seon Yoo-jin lega i capelli prima di iniziare i negoziati con i rapitori? Un tarocco degno dei grandi maestri della truffa.
La risata di Denver, l'eccentricità agghiacciante di Berlino, l'insopportabilità del direttore della banca, la sfacciataggine di Nairobi, la voce narrante di una Tokyo un po' scontrosa, che non ha più nulla da perdere e che in realtà nasconde un gran bel cuore.
Non basta cambiare il contesto, la lingua, la maschera di Dalì con quella del teatro Hahoe, qualche inquadratura ed eliminare i flashback per creare un remake che abbia senso di sopravvivere; e ciò, per più di una ragione:
- Dalla fine de La Casa di Carta all'inizio de La Casa di Carta: Corea, nel mondo, a stento una donna è riuscita a portare a termine una gravidanza, un infante a muovere i primi passi, una coltivazione a compiere parte del suo ciclo annuale o una ginnasta a concludere il suo percorso di fisioterapia;
- L'originale in questione è diventato un fenomeno di portata così gigantesca da produrci un documentario, parlare di spin-off e, per l'appunto, ispirarsi a essa per una nuova versione;
- I suoi attori hanno cavalcato l'onda del successo in Spagna come nel resto del globo tanto da rendere i personaggi della serie TV delle icone intramontabili e super riconoscibili per i fan più sfegatati.
Chiunque non abbia amato la serie madre è molto probabile che non si affezionerà neanche alla più recente. Probabilmente, quelli che non hanno apprezzato granché l'originale ma che sono grandi estimatori del mondo dei k-drama, la adoreranno.
Infine, ai casapapelliani convinti e a coloro che invece non possiedono la stessa capacità mnemonica - ahimè - del pesciolino Dory, per tutta la visione, sembrerà di vivere in un eterno déjà-vu.
È vero, la realtà distopica e agognata di un universo non troppo lontano in cui si possa giungere all'unificazione della Corea del Nord con quella del Sud è una trovata stuzzicante. Così come lo sono le conseguenze dei coreani delusi dallo sbiadito sogno di riscatto o gli antagonismi tra due popoli così vicini eppure così distanti da oltre settant'anni. La performance attoriale è buona, priva di sbavature e con pause e picchi rifiniti con maestria. Le scene risultano essenziali ma funzionali, frutto di una regia d'esperienza.
È tutto studiato meticolosamente. Eppure, è tutto così ridondante. Peccato, sarebbero davvero bastati una manciata d'anni e qualche innovazione per rendere La Casa di Carta: Corea, protagonista di una conversazione di questo genere:
"Bellissimo! Davvero ben fatto. Sono contenta che non abbiano snaturato l'originale. Urge un gran bel rewatch. Ascolta, ma Jaime Lorente che fine ha fatto?".
Un'ottima performance attoriale, una regia coinvolgente e pulita e un'intrigante cornice.
Nonostante ciò, tutto il resto de La Casa di Carta Corea grida a voce troppo alta: "già visto".
madforseries.it
2,0
su 5,0