Helen McCrory - Memorie della Straordinaria Attrice Britannica
Scritto da: Roberta Greco - Data di pubblicazione:
È proprio vero che questi due sono stati anni particolari e a tratti crudeli: a molti grandi artisti, le insidiose Parche hanno deciso di tagliare il filo della vita.
Tra questi, ricordiamo senza dubbio Sean Connery, Luis Sepúlveda, Gigi Proietti, Lucia Bosè, Giovanni Gastel, Kim Ki-duk, Franca Valeri, Ennio Morricone e tanti altri. A vederli scritti così, tutti in fila come ingredienti della lista della spesa del lunedì mattina, sembrano un bel po’ più piccoli di quel che sono. Sembrano, o per meglio dire sono dei semplici nomi di semplici persone che sono state di passaggio in una delle tante vite che compongono la nostra bella e maestosa storia, ma quello che li differenzia agli occhi di coloro che verranno, sono le memorie ridenti o nostalgiche che hanno deciso, in maniera generosa, di votare al mondo.
Di qualcuno di questi intoneremo ancora le canzoni sotto la doccia e sembrerà che non ci abbiano lasciati mai. Di altri ammireremo il talento ad una mostra di fotografie in bianco e nero quando finalmente potremmo decidere di nuovo come trascorrere i nostri giorni liberi, e passando accanto alla targhetta con il nome di uno di loro, lo cercheremo su Internet e scopriremo che è morto da pochi o molti anni; leggeremo probabilmente, che amava l’Italia per la pizza e il buon vino, e ormai affezionati, parleremo dei suoi lavori con la nostra nicchia di amici intellettuali contribuendo, senza saperlo, alla nascita di un nuovo mito.
La perdita di Helen McCrory, sia per il mondo che per l’arte che vive attraverso questo mondo, è ancora troppa fresca, recente e dolorosa per provare a indovinare come la donna e l’attrice verranno ricordate nel corso del tempo.
Si dice, purtroppo, che il talento di un artista venga riconosciuto quando è già troppo tardi per dirglielo, ma nel caso dell’affascinante e strabiliante attrice, i numeri, la critica e il pubblico hanno sempre parlato chiaro: Helen McCrory era e resterà sempre una delle migliori interpreti che il panorama britannico abbia saputo donarci.
Classe ’68, nata da padre scozzese e madre gallese, non stupisce affatto che l’esordio della McCrory nel mondo della recitazione avvenga in teatro, tra le tavole di legno incantevoli da calpestare e il velluto rosso che è strabiliante veder scomparire. Infatti, come la maggior parte degli attori del piccolo e grande schermo che ha alle spalle una preparazione teatrale, anche lei ha sempre saputo donarsi al meglio in qualsiasi progetto e in ogni ruolo, riuscendo a trasportare i grandi movimenti del teatro (fatti così poiché devono essere visibili e necessari per tutti i posti a sedere) nei vibranti e indovinati sguardi rivolti alla cinepresa.
Nel 2016 Carrie Cracknell dirige per il National Theatre, "The Deep Blue Sea", il dramma del ’52 di Terence Rattigan, in cui Helen McCrory interpreta la protagonista Hester Collyer (ruolo rivestito anche per la prima riduzione cinematografica sul grande schermo da Vivien Leight nel 1955 e dal vivo, da Luisa Ranieri nel 2018, diretta da suo marito Luca Zingaretti). The Guardian, attraverso la meravigliosa penna di Susannah Clap, recensendo la pièce scrive così:
“In una performance indelebile, Helen McCrory è tirata a lucido, miserabile, ingessata e manipolatrice. Tutte le cose che una donna del 21esimo secolo non vuole essere. Eppure fa di Hester Collyer un’eroina straordinaria e inaspettata. McCrory gioca in un campionato diverso da tutti gli altri sul palco. Non perde un colpo. Lei ha il portamento della moglie della buona società: ricorre a ironia e durezza proprio quando ci si aspetta che esploda. È attraversata dalla malinconia dell'amante infelice, e anche se pesante di cuore, si muove come se fosse una piuma”.
Tra le vesti indossate in palcoscenico dalla McCrory balzano inoltre, sicuramente all’occhio quelle giovanili e morbide di Nina ne “Il Gabbiano” di Cechov nel 1994 al fianco di Judi Dench e Bill Nighy per il National Theatre; quelle provenienti dalla Colchide della Medea di Euripide nel 2016 e le altre della temibile e indimenticabile Lady Macbeth; la prima volta che ne prende le sembianze è nel 1995, ruolo che le è valso una nomination agli Shakespeare Globe Awards e la seconda nel 2013, lo stesso anno in cui dà forma e parola a Polly Gray nella serie TV Peaky Blinders.
In un’intervista alla BBC nel 2019 parlando della serie, la McCrory dice:
“Io interpreto zia Polly che ha gestito questa banda per quattro anni mentre i ragazzi erano in guerra. Sappiamo di lei che ha avuto una vita passata con un uomo e dei figli, e nel corso della serie scopriamo di più. Lei è insieme a Tommy la mente pulsante dietro la famiglia, ma si nota la differenza di come i due gestiscono il potere:uno da un punto di vista maschile, molto più fisico, violento e minaccioso, e l’altro da un punto di vista femminile, che è altrettanto fisicamente violento e minaccioso, ma che è anche introspettivo”.
E alla domanda di come la serie tratti, più in generale il ruolo della donna, Helen risponde:
“Per quanto riguarda il ruolo delle donne in Peaky Blinders, poiché vengono da una famiglia della classe operaia, sono molto forti. Voglio dire, queste erano le donne che gestivano i cordoni delle borse delle famiglie. Le donne che avevano attraversato la Prima Guerra Mondiale, che avevano affrontato quegli uomini assenti e che avevano fatto le cose che prima facevano quegli stessi uomini. Quindi si tratta di una nuova generazione di donne, le quali non sono più felici di stare a casa con i vestiti sgualciti e che si stanno creando il loro spazio. Questa indipendenza porta un attrito alla famiglia e questo attrito fa emergere dei forti personaggi”.
Non c’è alcun dubbio o traccia di esitazione nell’accostare l’aggettivo “forte” alla figura di Polly Gray. Helen McCrory compie un’impresa titanica, facilmente esposta a critiche visto il seguito della serie e vista anche la bravura dei compagni di scena, ma soprattutto, data la complessità del personaggio creato da Steven Knight. Mai come in questo caso, autore e interprete plasmano una donna che vive di luce propria anche fuori dal piccolo schermo, nell’immaginario comune: Polly è un mastino degli affari, una donna che ha sofferto tanto ma che continua strenuamente ad aggrapparsi a qualsiasi barlume d’amore, prima in segreto, successivamente agli occhi di tutti. È radicata alla sua tradizione, il suo sangue, portandone addosso il marchio da gitana con il ciondolo della Black Madonna (la Madonna Nera), e sia a piedi nudi che camminando sui tacchi abbigliata all’ultima moda riesce, ad eclissare in piccoli oculati gesti donne anche più giovani di lei.
E restando in tema di fascino e sex appeal, anche se consapevole di essere descritta dalla stampa come donna dalla “sensualità felina”, la stessa McCrory al Desert Island Discs (programma radio della BBC), consigliò alle sue colleghe attrici di non mostrarsi troppo sexy per il benessere delle donne, in quanto i ruoli che sia al cinema che in televisione enfatizzano, in maniera spropositata, la sensualità dei personaggi femminili non riflettono la realtà delle cose e non fanno altro che perpetuare il problema che alcune donne vengano giudicate soltanto in base al loro aspetto.
Per la serie: “Femminile sì, bambolina no”.
In un’intervista a Gustav Temple per The Chap nel 2019 Helen McCrory distingue due differenti categorie di attori: quelli che interpretano sé stessi come Clint Eastwood, e quelli che preferiscono prendere sembianze altrui; lei si inserisce nell’ultima categoria. Inoltre dice di non essere mai stata interessata a mostrare soltanto il lato buono e perfetto di sé stessa, cosa che dice essere diffusa nel nostro intrattenimento, e che considera soltanto una bugia fastidiosa poiché, in quel caso, “non c’è nulla per cui lottare”.
Lei invece, ha sempre preferito lottare, sia sullo schermo che nella vita. Insieme al marito Damien Lewis, conosciuto sul set nella serie Life, ha sempre condiviso la missione dell’impegno sociale tramite moltissime azioni di volontariato.
La McCrory, inoltre, è stata premiata per i suoi meriti nelle arti con un OBE (una tra le onorificenze più prestigiose del Regno Unito, in vigore fin dal 1917) dalla Regina Elisabetta II a Buckingham Palace nel 2017.
La sua fama, più che meritata, è visibile in ogni più piccolo ruolo da ella ricoperto: dalla bellissima strega Narcissa Malfoy, gelida e dalla parte del male, che scopre un barlume di luce quando non è ancora troppo tardi per cambiare idea, a Cherie Blair, a Mama Jeanne a Emma Banville, ad Evelyn Poole e a tutti quei personaggi, che in principio erano soltanto idee finemente elaborate, a cui lei ha donato voce e atteggiamento, rendendole inestimabili fonti di ricchezza.
Che dire? Grazie Helen, è una fortuna che tu ci abbia lasciato qualcosa di te che non potrà mai essere cancellato: la tua arte.