Hanna 2: Recensione della nuova Stagione della Serie TV Originale Prime Video

Scritto da: Valentina BiaforeData di pubblicazione: 

Attenzione: questo articolo contiene spoiler

La prima cosa che ci ha colpiti lo scorso anno quando uscì Hanna su Amazon Prime (qui la nostra recensione della prima stagione), era capire in che modo gli autori avrebbero sviluppato una trama già vista nell'omonimo film da cui è tratta la serie, con una performance di Saoirse Ronan in stato di grazia e un’ambientazione quasi surreale e distorta.

Che cosa aveva ancora da raccontare Hanna, e che senso aveva dunque trasportare sul piccolo schermo una trama del genere, già molto funzionale ai fini cinematografici, trattata in ogni sfaccettatura, con l’assenza della Ronan che aveva dato pregio alla protagonista?

Hanna aveva in realtà ancor molto da raccontare e dopo aver visionato la prima stagione ogni dubbio si è dissolto come neve al sole: interessante l'intento dell'autore David Farr - già sceneggiatore del lungometraggio cinematografico - di approfondire gli aspetti rimasti incompiuti nel film, come i personaggi secondari, e una protagonista, Esme Creed-Miles, incredibilmente Hanna in ogni sfaccettatura: intrepida, fredda come un vero assassino, astuta.

Con l’arrivo della seconda stagione, uscita sempre su Prime Video il 2 luglio, vediamo alcuni cambiamenti sostanziali: ormai con il primo capitolo si era concluso il percorso già scritto dalla sceneggiatura cinematografica e iniziava a prendere il volo un’altra trama inedita per la serie tv.

Non potendo più contare sull'aiuto del "padre" putativo Erik (Joel Kinnaman), morto durante gli eventi del finale della prima stagione, Hanna deve ora occuparsi di Clara da sola, addestrandola alla sopravvivenza in un mondo dove il terribile segreto del programma UTRAX non consentirà a nessuna delle due di poter fuggire.

In Hanna 2 veniamo gettati nella dura e violenta realtà della ragazza: creazioni ad hoc in laboratorio per rendere delle apparenti docili ragazze delle macchine da guerra, assassine spietate contornate da una vita vuota con finte famiglie solo per umanizzare quel poco che c’è.

Un percorso caratterizzato da una fase di rassegnazione e omologazione, dalla quale la protagonista riesce a risollevarsi, grazie al solito aiuto di Marissa Wiegler, nella prima stagione antagonista principale ed ora fedele amica.

Un nuovo percorso

La seconda stagione di Hanna rappresenta un netto passo in avanti che impreziosisce il catalogo delle serie Amazon. 
I primi otto episodi della prima stagione forse sembravano una versione estesa del film diretto da Joe Wright, questa seconda parte trova invece in sé stessa il suo punto focale, diventando un progetto più concreto, con un ottimo ritmo e con l’introduzione di nuovi personaggi funzionali per lo sviluppo di nuovi intrecci.

Questo è stato sicuramente un punto di forza di questa stagione: David Farr ha voluto dare alla serie ampio respiro, distaccandola dal film ed allontanando ogni termine di paragone con esso, sicuramente riuscendoci alla grande.

Coadiuvato da due nuove firme dietro la macchina da presa (tra cui la regista francese Eva Husson, in concorso a Cannes nel 2018 con Girls of the Sun), fornisce nuovi spunti di partenza a questa nuova stagione, dividendola in tre momenti: nei primi episodi vediamo Hanna diventare l’Erik della situazione, ereditandone il ruolo ed addestrando Clara proprio come fece il padre con lei; in un secondo momento vediamo questa sorta di scuola di addestramento per killer professioniste: qui Hanna avrà una battuta d’arresto, la mancanza di affetti le farà credere di trovare lì una famiglia, e proprio in questi episodi centrali la serie subito un piccolo calo ritmico trovandoci quasi davanti ad un teen drama dal retrogusto distopico; negli ultimi episodi vediamo l’apoteosi di tutta la stagione: Hanna rinsavisce, ricorda il compito affidatole da Erik e parte subito all’azione, stravolgendo i piani del villain di stagione, John Carlmichael (Dermot Mulroney).

Un cast corale

Curiosamente, alla fine non saranno né Hanna né Marissa (Esme Creed-Miles e Mireille Enos) i personaggi più interessanti, nel senso che questa seconda stagione si presenta ancora di più come uno show dal gusto corale: nella prima stagione vediamo Erik e Marissa protagonisti insieme ad Hanna, un triangolo mantenuto anche nei nuovi episodi con Carlmichael al posto di Erik, dove intervengono altri personaggi a dare perimetro al triangolo, sviluppando al massimo il piano narrativo dello show, senza però svelare mai in toto tutta la verità (aprendo così una finestra su una terza stagione).

Lodevole è il lavoro nell'introduzione di alcuni nuovi personaggi e nella caratterizzazione delle ragazze. Abbiamo Sandy (Aine Rose Daly), ingenua e devota al progetto, sicuramente uno dei personaggi più interessanti e ben sviluppati trovando il suo giusto spazio nel percorso narrativo; Clara (Yasmin Monet Prince), più dubbiosa e ribelle; Jules (Gianna Kiel), pratica e metodica.

Diventa interessante vedere i racconti di tutte queste ragazze che, in assenza di un rapporto familiare stabile, senza genitori (questo è un tema che ritorna molto spesso durante tutti gli otto episodi) viene imposto loro un nome di facciata per tentare di contenerle, dove cercano sé stesse e un modo di sopravvivere nel mondo.

Rimane però sempre lei al centro di questo cast: Esme Creed-Miles. Una ragazza molto giovane, ma che ha accolto questo ruolo con vivace entusiasmo, esprimendolo al massimo con una potenza recitativa non indifferente visto il ruolo di Hanna da interpretare, una protagonista enigmatica e ribelle, fuori dalle regole tradizionali e ancora tutta da scoprire.

La seconda stagione di Hanna si mostra attraverso un racconto fluido e coerente, una visione piacevole e ricca di colpi di scena.
Questo nuovo capitolo mantiene il giusto ritmo narrativo senza farci quasi mai annoiare se non in alcuni episodi centrali un po' stile young adult che hanno abbassato leggermente il ritmo, dando però vita a degli ultimi episodi serrati ed avvincenti grazie al fattore corale dello show, ma soprattutto grazie all'interpretazione convincente di Esme Creed-Miles.

Non delude le aspettative, approfondendo gli aspetti più reconditi della storia, svelandosi come una serie capace di distaccarsi dalla “madre” brillando di luce propria.

madforseries.it

4,5
su 5,0

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