Des: la nostra Recensione dell'incredibile Miniserie Storica con protagonista David Tennant

Des: la nostra Recensione dell'incredibile Miniserie Storica con protagonista David Tennant

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Abbiamo visto David Tennant nei panni del Dottore in Doctor Who, poi in Good Omens, Broadchurch, Jessica Jones, Criminal: Regno Unito, Harry Potter...
Potremmo andare avanti per ore elencando i suoi crediti cinematografici e le sue esperienze brillanti nel mondo della televisione, ma questa è la prima volta in cui l'attore britannico porta un malvagio a un livello completamente nuovo di spietata indifferenza.

In Des, la miniserie incentrata sul serial killer Dennis Nilsen, Tennant è stato un perfetto masterclass di psicopatia narcisistica che merita di stare sul podio insieme all'Hannibal Lecter di Anthony Hopkins.

Dire che Des è assolutamente orribile è, in realtà, un elogio. C'è un miasma quasi visibile che avvolge ogni scena. Si percepisce il male, la tristezza e la desolazione che la conoscenza di questi orribili fatti hanno sconvolto il Regno Unito del secolo scorso. Il primo episodio si apre nel 1983, l'anno in cui Nilsen è stato catturato grazie alle indagini della squadra di polizia locale e ad alcune testimonianze di senzatetto che sono riusciti a scappare dalla casa dell'assassino.

La cosa che sorprende lo spettatore e rende questo show unico, è la scelta di non mostrare nulla dello stalking, dello strangolamento, dell'annegamento o dello smembramento dei 12 giovani uccisi a Londra tra il 1978 e il 1983. La serie punta, piuttosto, a quei brividi che pervadono la schiena di chi ascolta quel: "Non credo vogliate davvero guardare cosa c'è lì dentro", frase che inorridisce anche il Detective Peter Jay (Daniel Mays).
Mays è stato ovviamente superbo, indossando la faccia di bronzo di chi si è ritrovato a dover ascoltare l'enormità delle confessioni che brulicavano davanti a lui, ma che ha scelto abilmente la strada per un processo di successo e, cosa cruciale, si prendeva cura del ricordo dei giovani uomini scomparsi. Eccellente anche Jason Watkins nei panni del biografo Brian Masters, che si è sempre trovato nel limbo tra l'obiettività spassionata e l'eccessiva dipendenza dalla continua buona volontà di Nilsen.

Ma è a David Tennant che vanno i più grandi meriti: con la sua imperturbabilità ha raccontato una rapida marea di dettagli che, nella loro stessa aria di fastidiosa pedanteria, riassume in ogni parola il "misero impiegato statale" che era nella vita di ogni giorno. Nilsen era intelligente, persino spiritoso: “Gli ho preparato una frittata e poi devo averlo ucciso".

Des: la Recensione della Mini-Serie Storica con protagonista David Tennant

Tennant ha mostrato come Nilsen, sebbene fornisse una miriade di dettagli tramite una spavalda confessione, fosse solo una grossa montagna da scalare, con nomi da collegare ai corpi prima della condanna. Le sue reazioni e la sua freddezza riescono a spiazzare oltre il Detective, anche lo spettatore; ma del resto cosa ci si potrebbe aspettare da qualcuno che è rimasto seduto a guardare la TV per tre notti insieme a un corpo esanime? Senza sorprese, Tennant è stato stupendo, ma anche sobrio, dato l'argomento e le sensibilità.

La polizia viene chiamata presso alcuni appartamenti il cui scarico è stato bloccato da quelli che sembrano, e presto si dimostrano essere, resti umani. Scopriremo poi che è stato lo stesso Nilsen (noto come Des ai suoi compagni di lavoro e amici) a fare la chiamata. Siamo quindi lasciati a ragionare da soli sul perché, mentre il dramma, che non manca mai di trattare il suo pubblico come capace di un pensiero sfumato e critico, prosegue con la narrazione. Quando il proprietario dell'appartamento situato più in alto torna a casa dopo il lavoro, fa entrare la polizia in casa sua. Il Detective Jay viene pervaso da un tanfo devastante, e chiede quindi dove sia il resto del corpo. "È nell'armadio", dice Nilsen con una naturalezza disarmante. È così che inizia il famigerato caso, reso noto non solo per il numero di persone uccise da Nilsen - totalmente inosservato - in un periodo di cinque anni, ma piuttosto per il trattamento che riservava ai corpi da allora in poi.

Essendo Des basata su fatti realmente accaduti, anche la biografia scritta da Masters è reale e si intitola Killing for Company, la quale fornisce un ulteriore punto di vista oltre a quello di Nilsen e della polizia. Considerando le sue origini, la sua potrebbe essere una parte leggermente sottoscritta e poco convincente: potrebbe essere lì per chiarire e sottolineare che, alla fine, c'è una giustificazione nascosta nella mente di un assassino, ma è una cosa che la serie fa intendere già da sola mostrandoci la desolante realtà delle vicende. 

Des: la Recensione della Mini-Serie Storica con protagonista David Tennant

In soli tre episodi viene raccontata la vita libera e solitaria di Nilsen, viene descritta l'immensa vulnerabilità degli uomini che ha sfruttato e ucciso così spietatamente, l'attenzione dei media che hanno colto i dettagli più sordidi e avvelenato ulteriormente una vicenda orrenda e già tossica di suo con l'omofobia e, ultimo ma non ultimo, viene mostrato il lento e scrupoloso lavoro di raccolta delle prove e l'elaborazione delle identità.

È raro guardare un dramma su un serial killer che ti fa sentire come se alle vittime fosse stato fatto un favore. Nulla è lasciato al caso, non ci sono scene riempitive e ogni fotogramma è essenziale per l'ottenimento di un prodotto a dir poco meraviglioso.

Ansiogena, raccapricciante, orribile, ovviamente in senso positivo, visto il genere. 

Des è una serie TV che tiene gli occhi dello spettatore incollati allo schermo, nonostante le terribili sensazioni che essa provoca. 

Un David Tennant magistrale, in un ruolo per lui inedito.

madforseries.it

4,9
su 5,0

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