Bridgerton: la Recensione della nuova Serie TV targata Netflix prodotta da Shonda Rhimes

Scritto da: Maria Anna CappelleriData di pubblicazione: 

In prima fila per attestarsi il premio binge-watching di questi giorni di festa in zona rossa è la nuova serie originale Netflix, Bridgerton, che segna il debutto in grande stile di Shonda Rhimes sulla famosa piattaforma streaming.

Shondaland trova l'ambientazione perfetta per gli scandali tanto cari alle sue sceneggiature, seppure senza i toni cupi delle sue produzioni più famose, come How to Get Away with Murder, o Scandal. Se siete tra coloro i quali hanno smesso di guardare Grey's Anatomy dopo l'ennesimo protagonista deceduto in circostanze tragiche, non abbiate paura a iniziare questa serie.

Otto episodi da circa un'ora ciascuno, da guardare tutti d'un fiato. Questa serie TV in costume è dichiaratamente una rivisitazione in chiave ottocentesca di Gossip Girl, ma si rivolge a un pubblico decisamente più ampio, e per questo può essere assolutamente apprezzata anche da chi non ha mai guardato o non ha amato il teen drama di qualche anno fa. 

La trama

Così come l'omonima saga di romanzi da cui è tratto, questo drama romantico è incentrato su una numerosissima famiglia composta dalla madre, vedova del visconte Bridgerton, e gli otto figli, quattro sorelle e quattro fratelli.

Appartengono all'alta società londinese e, per questo, partecipano a balli, mostre e altri eventi mondani, talvolta alla presenza della Regina, ma sempre sotto il controllo vigile di Lady Whistledown che, con la sua penna affilata, celando la propria identità, racconta gli scandali e i pettegolezzi delle famiglie londinesi su un dispaccio che viene letto praticamente da tutti, reali compresi. Tra gli otto fratelli spiccano soprattutto Anthony (Jonathan Bailey), fratello maggiore e, dopo la morte dell'amato padre, attuale visconte, Daphne (Phoebe Dynevor), sorella più grande che fa il debutto in società in quanto in età da matrimonio, Eloise (Claudia Jessie) che, un po' come Jo March di Piccole Donne, desidera emanciparsi, e vivere libera dai dettami che la società le imporrebbe.

Le trame dei protagonisti si intrecciano poi con altri personaggi, come la "cenerentolesca" famiglia  Featherington, o il duca di Hastings e la donna che lo ha cresciuto, Lady Danbury, talmente eccezionale da potersi esimere dall'inchinarsi persino di fronte alla Regina. 

XOXO, Lady Whistledown

È senz'altro la presenza di Lady Whistledown che rende la serie un rimando esplicito a Gossip Girl. Tuttavia gli episodi contengono altre chiare citazioni, che non saranno sfuggite ai più attenti: il duca si chiama Simon Basset, ed è un evidente riferimento (non solo nel nome) a Chuck Bass. Un personaggio si chiama Archibald e la sua storia ricorda molto quella del padre di Nate. Gli altri protagonisti non hanno un preciso e chiaro parallelo: possiamo ravvisare alcuni tratti del personaggio di Dan Humphrey in Eloise e, allo stesso modo, la capacità di Serena Van der Woodsen di illuminare una stanza al suo ingresso, è stata ereditata da Daphne e dal suo sguardo alla Audrey Hepburn.

Solo di Blair Waldorf sembra non esservi traccia, ma non è di certo un personaggio facile da inquadrare in un archetipo e replicare in altre versioni.

Ma non solo Gossip Girl

Il rimando alla serie The CW è risaputo e - come abbiamo detto - dichiarato sin da quanto la serie è stata annunciata, ma non è l'unico. Guardando lo show, infatti, è difficile non pensare, con le dovute differenze, a Downton Abbey. Ma soprattutto, sia nella trama che nella costruzione dei personaggi (femminili e non solo) si ravvisano dei riferimenti a Orgoglio e Pregiudizio e a Piccole Donne, il tutto con un piacevole pizzico di Shakespeare in Love che riecheggia di tanto in tanto.
Inoltre, le citazioni di Gossip Girl non sono affatto indispensabili per la trama, anzi sono spesso delle chicche fan service che, qualora non colte, non tolgono molto al fascino della serie.

Qualche difetto

Al di là della sigla omologata Netflix (quasi una fotocopia di quella di The Politician), qualche altra piccola mancanza si ravvisa nella non particolare fastosità di costumi e scenografie, senz'altro belli, ma che non hanno nulla a che vedere con tanti altri telefilm in costume della stessa o di altre emittenti. La scelta, poi, di usare la musica delle canzoni pop "antichizzate" con gli archi, nonostante si presti alla perfezione, è stata già vista altrove. 

Ma soprattutto, a volte risulta un po' difficoltoso seguire tutte gli intrecci, il che è molto comune nelle serie che hanno tanti personaggi, e probabilmente otto episodi hanno costretto gli autori a condensare il racconto il più possibile.

Tuttavia la presenza di tanti personaggi non è affatto un difetto di per sé, tutt'altro. Non possiamo ancora sapere se nei piani di Shondaland vi sia l'idea di replicare lo stesso schema dei romanzi da cui è tratta la serie, che sono una saga di otto volumi, uno per ciascun fratello Bridgerton. Tra di loro, è Eloise il personaggio più promettente a cui, per mancanza di tempo, non è stato dedicato lo spazio che meritava. Ed è in buona compagnia con i fratelli Benedict e Colin, Lady Danbury e Penelope Featherington e, soprattutto la Regina Charlotte un personaggio semplicemente fantastico e reso alla perfezione da Golda Rosheuvel.

Come è facile attendersi in uno show di casa Shondaland, le scene piccanti non mancano, anzi. A nostro parere, per quanto siano tante, e a volte esplicite, non le abbiamo mai ritenute gratuite né tantomeno volgari. Tuttavia per alcuni ciò potrebbe costituire un difetto (per altri invece, sarà l'elemento massimo pregio).

Viene da chiedersi cosa aspettasse Shonda Rhimes a scrivere una serie ottocentesca, epoca che, tra discussioni sull'onore, sfide a duello e uscite teatrali, è l'ambientazione perfetta per scandali e trame melodrammatiche che risultano del tutto credibili, e danno in questo caso quel pizzico di ironia che consente agli episodi di scorrere via piacevolmente.

Inoltre, la potenzialità ravvisabile anche nei personaggi poco sviluppati finora in Bridgerton, fornisce un ricco materiale a cui attingere che, sulla carta, assicurerebbe alla serie una certa longevità. Ma si sa, l'ultima parola è degli spettatori. 

madforseries.it

4,0
su 5,0

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