Better Call Saul 6: la Recensione della Prima Parte dell'Ultima Stagione della Serie TV
Scritto da: Alessandra MotisiData di pubblicazione:
Attenzione: questo articolo contiene spoiler
È stata un’attesa un po’ agrodolce quella per la sesta stagione di Better Call Saul: nonostante l’hype per l’epilogo fosse alle stelle, sapere che sarebbe stato il capitolo conclusivo lascia una sorta di amaro in bocca. Ma il tempo scorre inesorabile, e non aspetta che noi si sia psicologicamente pronti a lasciar andare via questa perla del piccolo schermo - la cui qualità difficilmente verrà raggiunta nuovamente.
E nemmeno Better Call Saul stesso aspetta: già i primi episodi della stagione precipitano verso una conclusione ancora avvolta nel mistero, anche i personaggi non hanno ancora idea di cosa li aspetti. Anche se i destini di Lalo, Howard e Kim erano già scritti, lo spettacolo su Netflix ci lascia a bocca aperta sul come - almeno, per i primi due.
Ma facciamo un passo indietro. Per molti personaggi chiave la posta in gioco non è mai stata così alta: ci sono in ballo reputazioni, relazioni e vite, e la crescente tensione nei primi episodi riesce a farci scoprire lati di alcuni personaggi totalmente inediti: dopo quasi 7 anni pensavamo di aver compreso appieno i protagonisti ma, come nella vita reale, non si smette mai di conoscere una persona. Mentre alcuni cominciano ad avere dubbi su loro stessi, a vivere emozioni quali paura e disagio, altri riescono a difendersi in modi totalmente inaspettati. Niente da fare: lo spettatore è sempre un passo indietro rispetto alle geniali menti dietro Better Call Saul.
Better Call Saul è tornato riportando sullo schermo interpretazioni straordinarie, da quelle dei protagonisti a quelle di attori secondari, come Michael Mando - cosa che non fa altro che consolidare l’incredibile qualità che ha sempre contraddistinto questo spettacolo. La chimica tra Bob Odenkirk e Rhea Seehorn buca nuovamente lo schermo, confermando ancora una volta la palpabile complicità tra i loro personaggi.
Mentre gli archi narrativi di ogni personaggio prendono forma precipitando inevitabilmente in ciò che sappiamo accade in Breaking Bad, la prima parte della stagione - forte e, come sempre, di grande impatto - rimane fedele al ritmo unico, preciso e mai casuale della serie. I primi 7 episodi danno al pubblico tutto il tempo per rimuginare su ciò che accadrà e, in vero stile Better Call Saul, ci sono diversi momenti di suspense che fanno salire alle stelle la preoccupazione dello spettatore per ciò che lo aspetta. Non è una novità, ogni dettaglio è calcolato con la massima attenzione, eppure c'è un totale senso di caos nell'aria. E quando Juan Bolsa dice "Siamo sull'orlo del caos” conferma ulteriormente che del vero caos non abbiamo visto, ancora, nemmeno l’ombra: è un agghiacciante promemoria del fatto che gli episodi finali hanno ancora molto, moltissimo da raccontare.
Kim è più gentile di qualsiasi personaggio di Better Call Saul, motivata dal fare ciò che è giusto e dal cercare di difendere coloro che altrimenti verrebbero calpestati. Anche se speriamo sempre che in lei scatti qualcosa che la faccia allontanare dal vortice di autodistruzione quale è diventato Jimmy, il modo in cui Seehorn dà vita al suo amore conflittuale per il suo partner in crime lo rende uno dei momenti più coinvolgenti: anche solo vedere i due condividere un pasto rivela alcuni dei momenti più interessanti del personaggio.
Ma un pasto non è mai solo un pasto, se si tratta di Kim e Saul - sia dal punto di vista narrativo che cinematografico. La prima parte della sesta stagione riporta sullo schermo un’immagine già vista: i due avvocati sono seduti sul letto, uno di fronte all’altro. Dall'inquadratura della telecamera al posizionamento di Jimmy e Kim stessi, questa ripresa è quasi identica a un momento dell'episodio 2x02, La Torta della Luna Piena, che ritrae la coppia mentre divide una torta e discute di una situazione tutt'altro che lecita. La differenza fondamentale tra le scene è l'illuminazione: nella versione della seconda stagione, Jimmy e Kim erano ben illuminati, ma la scena della sesta copre entrambi in un'oscurità quasi impenetrabile. È una metafora visiva di quanto siano caduti in basso, certo, ma quell'oscurità potrebbe anche segnalare un finale tutt'altro che radioso.
Ancora una volta, nulla è lasciato al caso, nemmeno l’illuminazione.
Kim abbraccia quindi il suo lato oscuro aiutando Jimmy nei suoi loschi piani - cosa che si rivela autodistruttiva per il personaggio di Seehorn. La conferma di questo è il momento in cui getta nella spazzatura l’iconica tazza gialla perforata da un proiettile con la scritta "Il secondo miglior avvocato del mondo”: è la fine di un'era. Kim ha ufficialmente smesso di giocare secondo le regole.
La risoluta Rhea Seehorn si riconferma un gioiellino di questa serie: a parte la formidabile interpretazione di un personaggio rivelatosi più controverso di quanto ci aspettassimo inizialmente, offrendo una performance riccamente sfaccettata, esprime egregiamente la caratteristica tipicamente umana di sapere che si sta commettendo un errore, ma lo si fa comunque.
In quanto al personaggio di Bob Odenkirk, abbiamo assistito al compimento della trasformazione da Jimmy a Saul. Per quanto lo spettatore abbia avuto l’opportunità - con Breaking Bad prima e con Better Call Saul poi - di conoscere l’uomo dei Salamanca, è comunque un'esperienza straziante, anche se avvincente, assistere a come il personaggio perde lentamente il contatto con l’effettiva possibilità di essere buono, preferendo invece cedere ai suoi peggiori impulsi.
Lo spettacolo ha visto Odenkirk dare non solo le migliori interpretazioni della sua carriera, ma una delle migliori mai proiettate sullo schermo. La trasformazione è stata paziente, si è presa il suo tempo per sottolineare e raccontare ogni più piccolo dettaglio, con arte e precisione. L'ultima stagione dello show è pronta a chiudere il cerchio, ma anche questa volta con la dovuta e meritata calma: serve del tempo per raccontare come Saul fa i conti con il suo passato per un futuro che è già deciso. Sappiamo dove condurrà tutto questo, ma non sappiamo come: tutto quello che succede può essere riassunto con la parola “inevitabile”, perché proprio inevitabilmente tutti i personaggi di Better Call Saul stanno andando verso la direzione che tutti conosciamo, e ciò rende tutto ancora più devastante, perché sappiamo che stanno per cadere nell’oblio.
Quasi sullo sfondo di tutto ciò c'è il minaccioso leader del cartello Lalo Salamanca, intento a pianificare il suo ritorno dopo essere sopravvissuto agli eventi del finale della scorsa stagione. Nonostante l’attenzione maniacale di Gus e Mike, i due credono che il loro piano abbia avuto successo e che tutto stia proseguendo come previsto, e solo lo spettatore sa quanto siano in errore.
Sia Jonathan Banks che Giancarlo Esposito continuano ad avere una relazione dinamica, nonostante i loro personaggi siano spesso in contrasto tra loro.
Rimasto indietro a tutto questo è Nacho Varga, che è andato in contro al suo nefasto destino: la morte di Nacho era pressoché una certezza per lo spettatore, ma assistere alla sua liberazione da una situazione che lo avrebbe portato, comunque, inevitabilmente alla morte è stato quasi un sollievo. E in quei pochi ultimi istanti, a un passo dalla morte, è stato finalmente libero: libero di parlare, libero di agire, e libero di morire, ma alle sue condizioni.
Chi non ha avuto la stessa fortuna (sempre se di fortuna si può parlare) è Howard, che si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Con Lalo nella stessa stanza, la vita di Howard si è spenta in un battito di ciglia. Nessuna morte cinematograficamente epica, nessun monologo per un personaggio che ci ha accompagnati fin dalla prima stagione di Better Call Saul.
L’abbiamo visto fare del suo meglio per diventare una versione migliore di sé stesso (offrendo persino un lavoro a Jimmy durante la scorsa stagione). Howard è molto più di abito e abbronzatura spray. Le sue ultime parole sono la voce della sua e della nostra psiche, che cercano di avere risposte sul perché: cosa ha fatto Howard per meritarsi questo? Ed è qui che torna in ballo Chuck, che ha sempre detto che Jimmy è stato messo su questo pianeta solo per distruggere ciò che gli altri creano. Howard è un semplice uomo che cerca di fare il suo lavoro aiutando le persone, è un uomo che cerca di salvare il suo matrimonio ormai in rovina, ed è un uomo che soffre ancora tremendamente per la morte del suo mentore. Semplicemente esistendo, Howard è il personaggio più tragico dello show. In realtà, Howard è forse l’unico personaggio di Better Call Saul a non cambiare, ma la nostra percezione del personaggio sì. E quando finalmente capiamo e vediamo la luce, Lalo la spegne: è bastato uno sparo, un frammento di secondo dopo aver pacatamente assemblato il silenziatore, per chiudere definitivamente un capitolo di questa strabiliante storia. Ma, di nuovo, nulla in Better Call Saul è lasciato al caso, e l’impossibilità di Howard di fare alcunché, la sua completa, assoluta impotenza rendono la sua dipartita perfettamente, tragicamente memorabile.
È qui che lo spettacolo eccelle e alla fine supera Breaking Bad in termini di quanto sia ben eseguita la storia in ogni singolo momento. Better Call Saul non solo supera la serie madre, ma continua anche a essere uno dei migliori drammi sul piccolo schermo grazie all’esemplare performance del cast, alle menti dietro lo show e a tutto ciò che sono in grado di raccontare.
Dopo quello che abbiamo vissuto con (e grazie a) questa serie TV - specialmente in questi ultimi 7 episodi - non importa come si porrà fine allo spettacolo: l'eredità di Better Call Saul durerà a lungo dopo che avremo lasciato i deserti di Albuquerque. Realizzare un prequel di questa portata senza fare eccessivamente affidamento sulla serie madre non è sicuramente un'impresa facile.
Better Call Saul è stata e sarà sempre una delle più grandi tragedie della televisione, e la prima parte di questa sesta e ultima stagione è sicuramente un buon auspicio per quella che sicuramente sarà una fine amara.
Better Call Saul si riconferma una serie TV straordinaria, comparabile solo alla serie madre.
Lo spettatore non viene coinvolto in un semplice prodotto di intrattenimento, ma in una vera e propria opera d'arte, distinta e intricata come solo questo spettacolo sa essere.
madforseries.it
5,0
su 5,0