13 Reasons Why: Recensione della 4° e Ultima Stagione della Serie TV targata Netflix
Scritto da: Enrico Cipolletti - Data di pubblicazione:
E così siamo giunti alla conclusione di una delle serie TV più controverse degli ultimi anni. 13 Reasons Why chiude i battenti con la quarta stagione poco attesa e, con il senno di poi, evitabile, così come in parte poteva esserlo la seconda e come assolutamente lo era la terza.
Riprendiamo dalle vicende che hanno coinvolto Clay e soci nella morte del viscido Bryce, nemico pubblico numero uno all'interno della serie, odiato sin dalle prime battute fatte nella prima stagione.
Nel quarto capitolo, la serie manda definitivamente tutto in vacca, peggiorando lo status creatosi soprattutto dalla terza; perché se la prima stagione aveva molto senso di esistere, e mostrava al pubblico temi delicatissimi come bullismo e suicidio, cercando di sensibilizzarne a riguardo lo spettatore, incentrando l'intera vicenda sul terribile caso di Hannah Baker, e se la seconda stagione, pur essendo evitabile, andava a chiudere completamente il cerchio, salvo riaprire tutto nel finale così a caso, dalla terza stagione l'esistenza stessa del teen drama di Netflix perde completamente il suo senso.
Dopo una terza stagione sotto tono e inutile, Tredici torna con la peggior stagione della sua storia, indesiderata come quella persona odiata da tutti che si presenta comunque alla tua festa anche se non l'hai invitata.
Il cambio di rotta da parte della produzione è netto: cambiano i toni, cambia il modo in cui vengono trattati i temi, vengono modificati i lati caratteriali di alcuni personaggi e tutto è un miscuglio di eventi spesso senza senso, come se non si avesse sempre ben chiaro il percorso da seguire per arrivare alla fine.
Clay, il personaggio più centrale della serie, subisce una rivoluzione incredibile che lo trasforma in un pazzo psicotico, caratterizzazione che ben poco si addice al suo personaggio e anche alle doti attoriali di chi lo interpreta, Dylan Minnette.
Il giovane attore americano si cala male in questa parte che cozza troppo con la caratterizzazione classica di Clay, che nonostante i traumi subiti nei suoi anni liceali, pur mostrando segni di squilibrio, mai avremmo pensato potesse arrivare a tanto.
La svolta estremamente più cupa della serie lascia lo spettatore interdetto, trovandosi davanti ad un prodotto snaturato, che ormai non ha più nulla da dire e arranca ad arrivare fino in fondo.
Le dieci puntate (non più tredici) che compongono la quarta stagione, sono lente, pesanti e non trasmettono più le emozioni provate nel corso del primo capitolo.
Hannah Baker è, ormai, un lontano ricordo, non sembra più che tutto sia partito da li, e la sensazione di star ascoltando un'altra storia permane per tutta la visione della stagione.
Tony, Zack, Alex, Justin e co. sono dei comprimari spremuti fino all'ultima goccia, e i "nuovi" personaggi aggiungono poco e niente alla storia, vedi la sorella di Monty, Estela.
Per vedere una puntata decente dobbiamo arrivare al nono episodio, il penultimo, dove ci troviamo al classico ballo di fine anno degli studenti del liceo. Questa puntata ci fa quasi accarezzare nuovamente le sensazioni dei primissimi episodi della serie, e tutto il nonsense delle precedenti puntate qui sparisce come per magia, dando un po' di respiro a noi poveri malcapitati.
Con la decima puntata, dalla durata di un'ora e mezza, viene chiuso tutto in fretta e furia, e i nostri, chi in un modo, chi in un altro, ottengono il loro, più o meno degno finale.
Ecco giunta la fine di tutto, è quello per cui saremo per sempre grati a questa quarta stagione è che, finalmente, conclude una delle serie con il maggior numeri di stagioni inutili della storia.
Conclusioni
Tredici toppa completamente proprio sul finale - non che nella scorsa stagione avesse brillato - con un capitolo pieno di ansia e con troppa carne al fuoco che non le permette di concentrarsi per bene su tutte le parentesi aperte nel corso dell'intero show.
Parlare di argomenti come il suicidio o, come nel caso di questa stagione, anche della malattia, soprattutto in un periodo come quello adolescenziale, ti mette in una posizione non proprio comoda, e se all'inizio di questo lungo viaggio, lo show riusciva a destreggiarsi bene tra queste tematiche delicate, con il passare del tempo è finito per infilarsi in un ginepraio dal quale l'unico modo di uscirne era facendolo nella maniera peggiore possibile. E così è stato.
Quello che resta di 13 Reasons Why è il coraggio di averci provato e la voglia di sensibilizzare lo spettatore, ma tutto questo creando troppi intrecci, riducendone la qualità complessiva, allungando troppo una vicenda che avrebbe trovato una degna conclusione già solo dopo tredici episodi.
13 Reasons Why chiude cadendo rovinosamente.
Tutto quello fatto di buono nella prima stagione, pian piano è stato distrutto nelle successive tre stagioni. Questa quarta stagione è il fondo del barile, ma stavolta non si può tornare su.
madforseries.it
2,0
su 5,0